Mar. Giu 17th, 2025

Rubrica Sport · Nuova Isola

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La DISCIPLINA marziale di BRUCE LEE basata sull’ATTACCO

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Bruce Lee descrisse il JKD come un sistema di difesa offensiva

A differenza di molte arti marziali, il jeet kun do è centrato più sull’attacco che sulla difesa.

Mentre molte arti marziali si concentrano sul difendere un attacco con qualche tipo di blocco seguito da un colpo particolare, Bruce Lee credeva che, se ci si concentrava sul blocco, il colpo del difensore era troppo passivo e, per quanto rapido fosse, lo spazio di tempo tra il blocco e il colpo lasciava tempo all’attaccante per fare un’opposizione alla difesa dell’avversario.

Chiamò questo metodo “difesa passiva“, come vedremo poi, una delle cinque forme di attacco del JKD, l’attacco progressivo indiretto utilizza la difesa passiva dell’avversario, investigando su diverse arti marziali Bruce Lee incappò in alcuni principi della scherma occidentale.

Nella scherma occidentale, il metodo di difesa più efficace era il colpo fermato

Il praticante cerca l’attacco del suo avversario e lo intercetta con il suo stesso attacco, perché funzioni, dobbiamo controllare la distanza, in modo che l’avversario debba fare un passo in avanti per raggiungerci con la spada.

Questo offre il tempo al difensore per contrattaccare con il suo colpo, prima che l’attaccante trovi il momento per colpire, il passo avanti si chiama preparazione, lo “stop hit“ può essere eseguito quando l’attaccante sta facendo il passo avanti e si chiama “attacco in preparazione“ o quando sta eseguendo la stoccata con la sua spada, gesto che si chiama “attacco in slancio“ .

Bruce Lee si rese conto che se avesse messo la sua mano forte davanti e l’avesse utilizzata come uno schermitore usa la  spada, avrebbe ottenuto il metodo di difesa più efficace, come in uno “stop hit“ si intercetta l’attacco, Bruce Lee chiamò questa nuova arte “Jeet Kun Do“, che significa “la via del pugno intercettatore“.

Questa nuova arte si formò principalmente a partire dalla scherma occidentale, del pugilato occidentale e del Wing Chung Kung Fu, oltre allo stop hit, Bruce Lee aggiunse anche uno “stop Kick“ alla difesa basilare del JKD, che utilizza l’arma più lunga per il bersaglio più vicino, come metodo basilare d’attacco,l’arma più lunga è il calcio laterale e il bersaglio più vicino è il mento dell’avversario, mentre fa il passo avanti per attaccare, Bruce Lee scoprì che quando un avversario attacca, lascia un vuoto nel quale possiamo approfittare.

Utilizzando ancora una volta la teoria della scherma, trovò le cinque forme basilari per realizzare un attacco, non tutte le forme funzionano con tutti gli avversari e l’allievo deve imparare quali funzionano con ogni tipo di avversario.

La prima forma è l’attacco semplice diretto SDA (Single Direct Attack),

L’ SDA è esattamente ciò che suggerisce il suo nome, è un attacco semplice, con un’arma che arriva al bersaglio in linea retta, il pericolo di questo attacco sta nel fatto che, affinché funzioni, è necessario essere molto più rapidi dell’avversario o sorprenderlo in un momento di squilibrio.

Bisogna ricordare che se facciamo un passo avanti per dare un pugno, l’avversario potrà contrattaccare facilmente con un stop kick sulla nostra gamba avanti, un’altra versione dell’SDA è l’attacco semplice angolare SAA (Single Angular Attack), la differenza sta nel fatto che, anziché essere diritto, si tratta di un angolo, la cosa che può rendere il nostro attacco più facile da intercettare, entrambi gli attacchi possono essere utilizzati come contrattacco.

La seconda delle cinque forme è l’attacco in combinazione ABC (Attack By Combination)

In questo attacco si combinano vari strumenti, per esempio, si può colpire con un pugno diretto e poi continuare con un altro pugno o calcio, di solito l’ABC inizia con un SDA e si applica la combinazione solo se è necessaria per finire l’avversario.

Si intercetta il ginocchio dell’avversario con un calcio laterale e si continua con un jab di dita agli occhi, di solito un ABC è la continuazione di un SDA che è stato schivato o a una tattica per continuare a colpire l’avversario fino a quando non cede.

L’ABC può essere fatto ad un ritmo regolare o interrotto, fermandosi tra i colpi (colpo-pausa-colpo-pausa), si può anche utilizzare un ritmo interrotto iniziando a colpire lentamente e poi velocemente, il ritmo interrotto è difficile da descrivere a parole e con fotografie statiche, permette all’attaccante di approfittare della tendenza naturale a difendersi da un attacco ad un ritmo stabile, colpendo tra le finte o i blocchi difensivi dell’avversario.

Il terzo metodo di attacco si chiama attacco progressivo indiretto, PIA (Progressive Indirect Attack)

Un attacco indiretto nella terminologia del JKD è quello in cui si minaccia di attaccare in una linea, ma si cambia in un’altra, la minaccia può essere fatta con un piccolo movimento di un’estremità del corpo.

Per esempio, si può abbassare il corpo e fare un piccolo movimento con il braccio frontale, come se si stesse facendo un Jab basso, ma poi colpire con un pugno posteriore alto da sopra la testa, si può anche ingannare con gli occhi, guardando in basso per poi colpire in alto.

La differenza tra una minaccia ed una finta è che per la finta si utilizza un’estremità che si muove verso il bersaglio, facendolo apparire come un bersaglio reale, il suo obiettivo è aprire una linea d’offesa, per esempio, si può iniziare con un calcio all’inguine con la gamba avanti e cambiare improvvisamente in un calcio alto circolare in testa dell’avversario.

Si chiama progressivo perché la finta non si ritira, ma prosegue con un’azione diversa e non attesa, un altro esempio, si finge un pugno diretto basso con la mano anteriore e il difensore abbassa il suo braccio per bloccare, si può cambiare in un pugno alto o in un gancio alto, senza portare il braccio in caricamento.

Il colpo “progredisce“ verso il bersaglio in un movimento continuo

Questo tipo di attacco funziona bene contro chi ha una difesa forte e può bloccare con uno SDA, non funzionerà con chi sa intercettare bene, perché finirà con il colpire qualcuno che fa una finta o una minaccia, è meglio contro chi è abituato a bloccare o è esperto con i calci.

Il quarto metodo di attacco è l’immobilizzazione delle mani HIA (Hand Immobilization Attack), questa immobilizzazione può essere utilizzata per eliminare la barriera di un attacco, per esempio, se qualcuno sta bloccando un attacco di pugno, si può immobilizzare quel braccio ed eliminare la barriera, lasciando libera la linea per poter colpire.

Si può anche evitare un contrattacco

Altro esempio, se si entra e si pesta un piede all’avversario, questi non potrà darci un calcio, la maggior parte della gente tenta di immobilizzare quando sta ricevendo un pugno, lui blocca, noi immobilizziamo quel braccio e colpiamo, lui blocca, noi immobilizziamo il braccio che blocca e, quando abbiamo afferrato le braccia di chi si difende, abbiamo la via libera per colpire. Crediamo che il modo migliore per immobilizzare sia bloccare il pugno di un attaccante quando lo sta portando al bersaglo, o quando lo sta ritirando.

Il quinto ed ultimo metodo di attacco del JKD è l’attacco da induzione ABD (Attack By Drawing), l’offesa da induzione è quello nel quale il difensore finge di lasciare spazio in modo che l’attaccante si avvicini, deve essere fatto in modo sottile e per niente ovvio, per esempio, il difensore lascia il suo braccio arretrato più in basso di quanto dovrebbe essere, l’attaccante può approfittare della linea che è rimasta aperta e tentare di colpire con un gancio alto.

Il difensore può allora contrattaccare con un pugno diretto, l’ABD può essere utilizzato per indurre un attacco preciso o una linea d’attacco, si può così lasciare spazio per un attacco di pugno o di calcio ed approfittare dello spazio che si crea in quell’attacco.

Quando cerchiamo di utilizzare uno qualsiasi dei cinque attacchi con un avversario, dobbiamo ricordare che sono completamente diversi e che potrebbero non funzionare con tutti gli avversari, quello che funziona bene con uno che blocca, o che è un esperto il calci, può non funzionare con uno che ferma i pugni e i calci.

Il miglior attacco in ogni momento dipenderà dalla propria esperienza e dalla capacità di “interpretare“ l’avversario

Bisogna ricordare che, quando attacchiamo, dobbiamo sempre lasciare uno spazio in modo che l’avversario ne approfitti e contrattacchi, ricordiamo inoltre che, quando si va a caccia di un orso, a volte siamo noi a cacciarlo e altre volte è l’orso a cacciare noi.

Note


Le Arti Marziali: Un breve cenno introduttivo

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Ogni strada è soltanto una tra un milione di strade possibili, perciò dovete sempre tenere presente che una via è soltanto una via.

Se sentite di non doverla percorrere, non siete obbligati a farlo in nessun caso.

Arte Marziale è un termine normalmente utilizzato nella lingua Italiana per definire un insieme variegato di discipline legate all’utilizzo del corpo e di armi per difendersi e combattere.

L’accostamento dei due termini sembra indirizzare chi cerca a percepire in questa forma dell’agire l’umano, una natura simbiotica che è atto filosofico e pura e semplice gestualità insieme, se per la parola Arte possiamo percorrere un percorso descrittivo “largo” e polivalente.

Arte è infatti quella gamma di attività umane regolate da accorgimenti tecnici e fondata nelle sue diverse espressioni o applicazioni dallo studio dell’esperienza vera o idealizzata che si ha degli eventi.

Per l’aggettivo marziale definirne un preciso riferimento etimologico nei termini Mars Martis, quindi a Marte il dio della guerra non è sufficiente a chiarirne i contorni.

Anzi per contrasto arte marziale trova nel dizionario la seguente definizione “insieme di varie tecniche di difesa personale, d’antica origine orientale volte a neutralizzare l’aggressore mediante particolari colpi o movimenti, senza ricorrere all’uso delle armi da punta  da taglio e da fuoco“

Questa descrizione non corrisponde però a quello che le Arti Marziali oggettivamente sono, anche se limitassimo il nostro orizzonte al solo Oriente, che ne sarebbe ad esempio dello Iaido, del Krabi Krabong, dell’Arnis e di tutte le altre arti che utilizzano le armi manesche siano esse solo di bastoni o lame affilate?

Superiamo quindi questa definizione e cerchiamone una più allargata evitando anche la generalizzazione che identifica e collega solo all’Oriente le Arti Marziali

Se vogliamo dare a questo termine un valore universale, la definizione potrebbe suonare all’incirca come

Insieme di pratiche, di diversa collocazione geografica, originate da primordiali espressioni di sopravvivenza ed evolutesi in forme arcaiche e condivise di autodifesa e di difesa della famiglia, clan o gruppo di appartenenza e solo successivamente attraverso lo sviluppo di conoscenze di tecniche a mani nude e con l’ausilio di strumenti e/o armi e da botta sviluppate e codificate in metodi, sistemi di combattimento tramandati in forma orale, scritta o dovuta alla pratica tramandata non senza  tantissime variazioni e segretezza”

Questa condizione finale, filosofico/ pratica, ci offre quella visione “sublime”, che assegna all’Arte Marziale un ruolo ben superiore al normale agire, trasfigurandone gli atti e gli effetti.

Essa non è più l’essenziale e cruda pratica guerriera di chi ci precedette, anche se questo è sempre stata per dato di fatto e per necessità oggettive, ma è o diviene “Arte” attraverso la trasfigurazione della pura violenza in ricerca della purezza del gesto.

Un mondo questo, difficile da collocare (sport, cultura, tempo libero, hobbie,forma fisica, difesa personale, combattimento, cosa fa il praticante di arti marziali di tutto questo)? 

Se non dalle definizioni correnti perché non aderenti al ruolo assunto dall’Arte Marziale per eredità storica e filosofica.

L’uomo è l’unico essere vivente che per la sua stessa natura non è solo il prodotto di un’evoluzione naturale.

La sua parabola dopo i primi incerti instanti dalla sua comparsa è diventata quella di soggetto attivo, creativo ed interattivo.

Nel suo rapporto con il mondo circostante egli infatti ha operato, e continua a farlo, utilizzando idee e strumenti in maniera del tutto propositiva.

Al naturalmente acquisito l’uomo aggiunge l’invenzione, il progetto, la creazione, la procedura, l’analisi e l’esecuzione più consona.

Tutte abilità che non sono naturalmente date e che rappresentano la sacrale elevazione della condizione umana. 

Le Arti Marziali sono una parte di tutto ciò

Come ogni attività umana si fondano sulla capacità umana di pensare e di trovare soluzioni sempre più aderenti alle esigenze.

Come tali nascono insieme all’uomo.

Inizialmente queste prime espressioni di forza focalizzata erano necessità vitale tesa a soddisfare il bisogno naturale di nutrirsi.

Servirono quindi per condizionare e intensificare gli atti legati alla caccia in risposta a capacità naturali ben inferiori a quelle animali.

Soddisfatta la necessità “vitale” di superare l’animale gli ingegni di forza vennero diretti contro altri uomini

In un secondo momento, soddisfatta la necessità “vitale” di superare l’animale, gli ingegni di forza vennero diretti contro altri uomini quale forma di tutela individuale o legata al gruppo di appartenenza.

Lo sviluppo di abilità combattive per successive necessità vitali portò progressivamente verso una “standardizzazione” delle competenze e con l’avvento delle prime grandi civiltà iniziò anche una vera e propria codifica delle tecniche e dei principi che governano le abilità nel combattimento.

I primi documenti ad oggi scoperti che possiamo definire relativi ad Arti Marziali ci portano davvero lontano alla Bibbia (XIX – XVII sec. a.C) dove si trova la descrizione di una tecnica all’interno di una lotta tra Giacobbe ed un angelo:

(…) ed ecco , un uomo lottò con lui fino allo spuntar dell’aurora, questi vedendo che non lo poteva superare, lo colpì nell’articolazione del femore slogandolo (genesi 32,25)

È alla civiltà Egizia che dobbiamo i primi scritti sulle Arti Marziali

Ma è alla civiltà Egizia che dobbiamo i primi documenti scritti, o meglio dipinti, veri e propri manuali tecnici sulle Arti Marziali.

I maggiori reperti sono quelli della tomba di Beni Hassan le oltre 400 figure dipinte da un ignoto artista.

In rosso chiaro e tinta bruna su muro per evidenziare attaccante e difensore, rappresentano scene di lotta con innumerevoli prese e azioni di lotta.

Altre sessanta immagini di lotta sono state ritrovate sulle pareti della tomba di Amenapt monarca di Menat-Khuffa e altre 220 azioni di combattimento tra lottatori egizi e stranieri sono quelle dipinte nella tomba di Baktas, monarca dell’ Opice Bianco.

Altri documenti Marziali sono quelli a Saqqara nella tomba di Ti

Altri importanti documenti Marziali sono quelli scolpiti sulle pareti di roccia a Saqqara nella tomba di Ti, un alto funzionario della V dinastia.

Gli egizi furono anche i precursori dei giochi a carattere agonistico sacrale che troveremo poi nella Grecia e a Creta.

Erodoto infatti, quando visitò l’Egitto, lasciò descrizioni di questi grandiosi tornei (vere e proprie feste popolari) nei quali si poteva assistere a confronti di lotta, corsa, regate ed anche combattimenti con bastoni.

Erodoto definì questi eventi con il nome greco Panegirie

È interessante osservare, per avere un riscontro sull’importanza di questi, che i geroglifici dell’obelisco che si trova a Roma attribuiscono al Faraone Ramsete il titolo si signore delle Panegirie.

Mille anni dopo ritroviamo immagini di lotta e combattimento nelle pitture minoiche della civiltà Cretese.

Con la bellissima scena di pugilato dipinta sul muro della casa di Thera (1550 a. C.) anche se dobbiamo aspettare l’illiade di Omero per avere la prima relazione su un incontro di lotta Marziale tra Ulisse ed Aiace Telamonio

(…) Pensò inganno Odiesseo (Ulisse) e al polpaccio riuscì a colpirlo da dietro, gli sciolse le gambe, cadde all’indietro Aiace e anche Odesso sul petto gli cadde, la gente guardava e rimaneva stupita (Illiade XXIII 725)

Note


[AUTODIFESA & SPORT] Punti di pressione: la spazzata

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Nello studio dei punti di pressione, il praticante impara subito che attaccando qualsiasi punto può prodursi una perdita di controllo corporale, che porta al suolo l’avversario.

Questo succede non solo con i punti della testa, come è logico aspettarsi, bensì anche con quelli di qualsiasi parte del corpo.

Dunque, perché abbiamo bisogno di un livello di allenamento completo per insegnare specifiche spazzate?

La risposta è semplice, alcune persone per la loro professione, non sono solite utilizzare gli attacchi a molti di questi punti per far cadere l’avversario, professioni come agenti delle forze dell’ordine, tecnici del pronto soccorso medico e personale di sicurezza esigono metodi di controllo di basso livello che non si vedono di buon occhio in questa società.

Tuttavia, controllare ed annullare una persona pericolosa riduce il rischio di subire ferite, sia per noi che per le persone che ci stanno attorno, la chiave sta nel comprendere alcuni obiettivi accessibili da qualsiasi angolo e nell’allenarsi fino a trasformarli in un movimento naturale, è anche importante conoscere ciò che succede esattamente utilizzando uno di questi obiettivi, il che rappresenta contemporaneamente un vantaggio strategico per la persona che li utilizza.

Quando sappiamo come il corpo reagisce o si muove le possibilità che abbiamo e come intensificare l’attacco in caso di necessità, riduciamo gli scenari imprevisti e con questo lo stress e il panico, dopo aver acquisito dimestichezza con l’allenamento dovremo aumentare lo stress, la velocità e l’intensità dello stesso, per abituarci all’aumento di adrenalina ed ai suoi effetti, imparando a lavorare sugli stessi.

Oltre questo allenamento dovremo possedere altre due abilità: quella della neutralizzazione (in situazioni gravi d’emergenza) e quella del controllo continuo

I punti di pressione che si utilizzano sono la chiave ed il metodo più semplice per accedere al sistema nervoso del corpo.

Focalizzatevi, per esempio, sull’obiettivo del nervo mentoniano Miscellaneo della testa e del collo, il quale prevede tre modi per essere attivato, tre angolazioni principali d’accesso e tre di controllo, questo non offre solo una notevole versatilità,  ma anche delle ottime opzioni di controllo per chi le utilizza.

Premendo questo nervo verso il basso e verso il centro del collo, debiliteremo i muscoli del collo e potremo girare la testa dell’avversario e manovrarla in diverse direzioni, in avanti, all’indietro, ai lati e, specialmente, verso il basso, sfregando questo punto rapidamente si produce immediatamente la disfunzione delle gambe e del controllo corporale, neutralizzando così la minaccia con la stessa rapidità. In casi di vera necessità, colpendo questo punto possono anche provocarsi vari livelli di perdita di conoscenza, questi risultati possono essere ottenuti da davanti, di lato e perfino da dietro, il che aumenta considerevolmente la valenza di questo bersaglio, grazie a questo e a molti altri obiettivi sarà molto più facile manovrare, ridurre e persino immobilizzare un aggressore.

Benché questo punto sia molto accessibile, dovremo disporre di una gran varietà di obiettivi per ogni circostanza o necessità

Un altro obiettivo ugualmente efficace e versatile è quello che si trova dietro la mandibola e sotto il lobo dell’orecchio: il triplo riscaldatore, gli agenti delle forze dell’ordine, il personale di sicurezza militare e gli artisti marziali conoscono questo punto da molto tempo, ma quello che normalmente non si conosce è la sua fruibilità e il suo livello di disfunzione.

Per esempio, possiamo dominare l’avversario premendo alternativamente su entrambi i lati, alzando o abbassando e persino mettendo KO con un minimo sforzo, l’angolo più idoneo per colpire questo punto è verso la punta del naso, con delle leggere variazioni, sia nell’angolo che nel metodo di applicazione, per ottenere risultati differenti.

Un altro obiettivo da evidenziare si trova davanti al muscolo sternocleidomastoideo

Allo stesso livello del pomo d’Adamo, il nervo è una ramificazione del nervo iperglosale e si collega con il nervo vago, questo punto, inoltre, condivide la fruibilità del triplo riscaldatore e si può usare anche per causare asfissia.

Come si sa esistono due principali metodi per asfissiare un individuo o finalizzarlo o per fargli perdere conoscenza: tagliando la somministrazione d’aria è un metodo lungo e pericoloso, perché il praticante può essere ferito durante i minuti di lotta per la sopravvivenza, Tuttavia, per tagliare la somministrazione di sangue abbiamo bisogno solo di pochi secondi, benché continui ad esistere il suddetto pericolo, poiché l’avversario cercherà di difendersi per eliminare la minaccia, se utilizziamo correttamente il punto dello Stomaco 9, porremo fine immediatamente alla sua resistenza.

Sfregando verso il basso e verso l’interno il punto dello stomaco 9, si produce la disfunzione delle braccia (facendole cadere senza che pregiudichino il viso o la testa del praticante) e la debilitazione di tutta la funzione corporale, di modo che la sua applicazione risulta più sicura nei secondi precedenti agli effetti dell’asfissia per blocco sanguigno.

Quando le braccia dell’avversario si trovano sulle nostre in una situazione di grappling, sarà difficile raggiungere ed accedere a tutti i precedenti punti, nonostante ciò, esistono molti obiettivi accessibili che ci daranno il controllo dell’avversario, abbattendolo rapidamente e provocando la disfunzione temporanea del corpo.

Colpendo il punto dello stomaco 11, impediremo agli impulsi nervosi di arrivare ai muscoli sotto il punto nel lato del corpo dove lo applichiamo, accediamo a questo punto dalla parte esterna, ma di lato e dietro il vertice della clavicola, il nervo deve essere premuto contro la parte di dietro della clavicola e verso il basso per ottenere la disfunzione, ed il metodo migliore per attivarlo è raggiungerlo direttamente con la mano.

Sotto la presa dell’avversario contiamo anche su un paio di obiettivi facili per abbattere o provocare la disfunzione temporanea dell’aggressore, sopra la struttura pelvica

Il punto della cistifellea 26 è situato sopra l’osso dell’anca (cresta iliaca), ed è una ramificazione del nervo ileoipogastrico del polmone 1.

Premendo e colpendo questo nervo contro l’osso provocheremo un dolore acuto, la paralisi e la disfunzione dell’arto inferiore, questo farà cadere l’avversario verso il lato attaccato, permettendo al praticante di contenerlo o di scappare, in alcune persone può provocare persino nausea.

L’altro è il punto della cistifellea 23, situato due dita di lato della vertebra, appena sotto la 12à costola si trova un’altra ramificazione del nervo sub-costale, colpendo o premendo verso il basso ad un angolo di 45 gradi verso i genitali provocheremo un dolore acuto, la perdita di controllo muscolare e nausea.

Una delle caratteristiche di questo punto è che può contenere una spazzata di spalla o di anca.

Quando il judoka o un altro esperto in spazzate ruota la schiena e l’anca verso di noi per fare leva, semplicemente sfregando l’accesso a questo nervo verso il basso e l’interno, gli faremo cedere le gambe,debilitando la sua base, è necessario essere cauti durante l’allenamento, poiché la perdita della base può provocare lesioni nella parte bassa della schiena, dato che sarà li dove si applicherà ora tutta la pressione.

Un altro vantaggio di questo metodo per evitare la spazzata è che, cadendo, l’avversario rimarrà in una posizione perfetta per praticare l’asfissia per blocco sanguigno

Come abbiamo detto prima, un attacco dalla schiena o una montada, inoltre, per gli agenti delle forze dell’ordine, questo metodo è eccellente per abbattere da dietro l’avversario, per controllarlo o per guadagnare un vantaggio nel momento di introdurre il delinquente in un veicolo o in una cella.

La conoscenza dei punti di pressione servono anche per migliorare le spazzate nelle arti marziali,  se si imparano i punti di pressione è anche per provocare la disfunzione corporale al fine di inabilitare e far cadere un avversario, si praticano anche molte delle spazzate che vengono usate nelle arti marziali, queste comprendono dagli spostamenti di gambe alle chiavi articolari  e perfino movimenti di sacrificio.

I punti di pressione possono migliorare qualsiasi metodo utilizzato per far cadere o abbattere un avversario, dall’Aikido allo Shotokan.

Cominciando da una spazzata di piede tradizionale, usando un punto chiamato milza 6, all’interno dello stinco ad un palmo di distanza dall’osso della caviglia, potremo ottenere due spazzate differenti, colpendo questo punto verso l’alto, facciamo saltare la gamba verso l’alto e all’indietro, e non sarà necessario aumentare la forza o il tempo della spazzata convenzionale.

Se affrontiamo un avversario molto più grande di noi, è possibile lesionarsi la gamba o qualche articolazione sopportando il suo peso e la sua forza

Ma se utilizziamo correttamente i punti di pressione e calciamo questo punto verso l’alto con un angolo di 45 gradi, si produce il cosiddetto riflesso flessore o di ritirata, dove il suo stesso sistema nervoso farà alzare la gamba all’indietro squilibrando l’avversario.

Se attacchiamo lo stesso punto verso il basso con un angolo di 45 gradi, debiliteremo la caviglia e la parte inferiore della gamba, utilizzando il riflesso di paralisi naturale.

Qui è dove si perde il controllo di tutti i muscoli periferici che sostengono il peso, facendo collassate l’individuo, questo implica un potenziale e grave danno alla caviglia e alle articolazioni del ginocchio, durante la paralisi dei muscoli e la ricaduta del corpo in zone carenti d’appoggio, il peso viene disperso lateralmente e dato che le articolazioni non sono progettate per questo, si produce la lesione dei legamenti interni e del tessuto connettore. Persino i tendini che circondano la zona della caviglia, ad eccezione dell’osso frontale dello stinco, contengono quello che viene chiamato l’apparato di Golgi.

L’apparato di Golgi è un meccano recettore, esistono due recettori muscolari: il fuso neuromuscolare e l’apparato di Golgi, presenti ambedue in tutti i muscoli, hanno la funzione di evitare il danno muscolare

Il fuso neuromuscolare si trova all’interno del muscolo ed è sensibile allo stiramento muscolare, controlla la lunghezza del muscolo, se il muscolo si distende troppo ,il fuso neuromuscolare invia un messaggio al midollo spinale ed immediatamente si produce la contrazione del muscolo per evitare la lesione da stiramento eccessivo.

L’apparato di Golgi si trova nel tendine e misura la tensione di tale muscolo, benché possa sembrare simile al fuso neuromuscolare, non lo è, l’apparato di Golgi invia informazioni al cervello su piccole porzioni del muscolo, affinché il cervello sappia non solo quello che sta facendo il muscolo nella sua totalità, ma anche quello che sta facendo ognuna delle parti che compone quel muscolo.

Quando l’organo tendineo di Golgi capta un’eccessiva tensione sul muscolo (come stiramento prodotto dal nostro attacco sotto forma di sfregamento), invia un segnale al midollo spinale il quale, a sua volta, provoca il rilassamento del muscolo per ridurre la tensione.

La differenza principale tra l’apparato di Golgi ed il fuso neuromuscolare è che il fuso neuromuscolare obbliga il muscolo a contrarsi per evitare uno stiramento eccessivo, mentre l’apparato di Golgi obbliga il  muscolo a rilassarsi per ridurre la tensione

Dato che ambedue i recettori sono presenti in tutti i tendini, attaccando il braccio abbiamo visto come uno sfregamento (stiramento), il muscolo si rilassa e la gamba collassa.Possiamo usare i punti di pressione per attaccare la gamba, lavorando sulla stessa spazzata con due risultati completamente diversi, possiamo calciare con il tallone nel punto situato alla base del muscolo del polpaccio, dove si collega con il tendine d’Achille, calciando questo punto verso l’alto e ad un angolo di 45 gradi, faremo in modo che il riflesso di ritirata del sistema nervoso alzi la gamba (anche questo stesso punto e metodo possono essere usati per manovre per noi vantaggiose).

Si può calciare anche direttamente per abbattere direttamente un avversario da dietro, poiché la gamba salta in avanti priva di controllo così rapidamente che risulta quasi impossibile mantenere l’equilibrio ed evitare la caduta,l’altro modo per utilizzare queste due manovre è mirare verso il basso sul punto situato giusto sopra il muscolo del polpaccio sotto la parte posteriore del ginocchio.

Questo provocherà il collasso della gamba, che in certi casi può essere più sicuro dell’elevazione della stessa, poiché in quel momento l’equilibrio del praticante potrebbe essere in pericolo, più siamo vecchi, più sarà importante questo metodo per ottenere la spazzata perché i muscoli, le articolazioni e l’equilibrio si debilitano.

Conoscendo gli obiettivi dei punti di pressione, aumentiamo la versatilità e l’efficacia delle abilità che migliorano con l’età

Tenete presente che qualsiasi di questi  o di altri punti possono essere usati come metodo per realizzare una proiezione, un posizionamento, una spazzata o altri cambi di posizione possibili, e che non possono essere spiegati in un solo articolo,seguendo una progressione logica, dopo aver imparato i punti semplici di pressione , arriviamo al seguente livello di spazzate e di controllo, il praticante avrà bisogno solo di una minima forza per ottenere cadute, spazzate, controlli o riduzioni.

Alcuni degli obiettivi e dei metodi descritti in questo articolo, avranno necessità di allenamento costante e serio che ci permetta di dominare il controllo che ci fornisce la preparazione.

Allenatevi bene!

Note


Krav Maga: Discutiamone assieme

Durante il processo di creazione del Krav Maga, il fondatore Imi Lichtenfeld diceva sempre: “la parte della difesa personale del Krav Maga è adatta a tutti, ma per arrivare a essere un artista del Krav Maga è necessario qualcosa in più“.

Tra le altre cose abbiamo bisogno di provare noi stessi se siamo realmente capaci di fare tecniche diverse

Dobbiamo essere capaci di mettere il nostro avversario fuori combattimento nel modo più rapido ed efficace possibile e per questo abbiamo bisogno soprattutto di determinazione.

Quando il nemico porta qualsiasi tipo di arma, la nostra integrità fisica e la nostra vita saranno in pericolo finché il nostro avversario è in piedi o è capace di realizzare qualsiasi tipo di attacco,un solo movimento, un semplice calcio o pugno.

L’allenamento essenziale consiste nel rafforzare le diverse parti del corpo al massimo, cosa che è già molto,

Gli abitanti dell’isola di Okinawa, per esempio, hanno sviluppato la tecnica di pugno che Imi ha incluso nel programma di Krav Maga, consentitemi di fare un piccolo riepilogo di storia.

Quando i Giapponesi conquistarono l’isola di Okinawa, alcuni secoli fa, i soldati invasori indossavano armature di legno, composte da canne di bambù intrecciate tra loro, questa era la miglior difesa che la tecnologia di quell’epoca poteva offrire, in risposta a questo gli abitanti dell’isola si allenavano in segreto colpendo pietre e pezzi di legno per rafforzare le nocche dei pugni il più possibile.

Volevano essere in grado di penetrare l’armatura rompendola con un solo colpo e, normalmente, uccidevano il soldato con un solo pugno, quando Imi decise che fosse arrivato il momento di insegnare la tecnica, ha fatto le lezioni  appendendosi un pettorale di legno (all’altezza del petto), composto di tavole forti e dure, diceva di mettersi di fronte a lui ed iniziare a colpirlo ripetutamente con i pugni, così disse

“Rafforzerete le nocche dei pugni finché non sarete in grado di mettere KO il vostro avversario con un solo colpo. La vostra capacità di colpo crescerà lezione dopo lezione, sentirete che la vostra capacità di rompere cose, migliorerà e comprenderete il vero potenziale dei vostri colpi, saprete esattamente  quello di cui sarete capaci di fare e, sia voi sia i vostri futuri allievi raggiungerete un altissimo grado di fiducia in voi stessi “.

In una lotta reale, abbiamo solo un’opportunità di colpire ed è meglio essere capaci di mettere KO l’avversario con un unico colpo

Questa è una delle cose più importanti, in fin dei conti quasi tutti acquistiamo più autostima e, in una lotta reale, abbiamo solo un’opportunità di colpire ed è meglio essere capaci di mettere KO l’avversario con un unico colpo, ”e soprattutto ripeteva centinaia di volte, non dimenticate che il maestro deve dare e deve essere un esempio in tutto“

È molto facile colpire mattoni e pietre perché non restituiscono mai il colpo “, diceva sempre Imi, con un sorriso, “ma, se non lo facciamo non ci rafforzeremo, dobbiamo fare tutto con determinazione per superare i nostri avversari“.

“Quando impariamo a colpire una superficie dura con i nostri pugni , non solo li rendiamo più forti, spiegava Imi, ma creiamo un condizionamento nella nostra mente“.

Questo significava che, dopo alcune migliaia di colpi con le nocche a una tavola o a una superficie dura, questa azione si sarebbe trasformata in parte integrante dei nostri pensieri e che avremmo colpito sempre l’obiettivo istintivamente con le due ossa corrette,queste due nocche con le quali diamo i colpi di pugno, sono l’unico punto della mano che possiamo rafforzare, così come lavoriamo con i grandi muscoli della parte esterna della mano, con i quali facciamo il colpo di pugno a martello.

Imi ha insegnato come, usando i movimenti bio-meccanici appropriati e la posizione corretta, possiamo incrementare la potenza ed eliminare un nemico con un solo colpo

Anche se questi colpi non hanno la stessa forza dei pugni, Imi ha insegnato e spiegato come, usando i movimenti bio-meccanici appropriati e la posizione corretta, possiamo incrementare la potenza ed eliminare un nemico con un solo colpo, i nostri muscoli possono funzionare nella loro regolare intensità quotidiana, tuttavia, in un momento di pericolo, come allievi o artisti di Krav Maga dobbiamo sapere come farli funzionare in accordo con quei principi biomeccanici che ci permettono di raggiungere il nostro massimo potenziale.

Tuttavia se, al momento di colpire, le parti del nostro corpo non fossero pronte, potremmo provocare un danno a noi stessi anziché al nostro avversario (o avversari), per questo è così importante preparare e rafforzare le parti del nostro corpo, Quando si arriva ad un certo livello si impara a difendersi dai coltelli, pistola, bastone e fucile, è allora che il rafforzamento corporale si testa.

Imi diceva sempre che il Krav Maga come arte marziale include conoscenze sia teoriche che pratiche

Ognuno può allenarsi e insegnare il Krav Maga come meglio crede, ma solo se si insegnano tutti i segreti e i piccoli dettagli di questa arte in modo pieno e completo si fornirà al praticante la forza reale e il potenziale che sono nascosti nella creazione originale da Imi.

Il rafforzamento del nostro corpo non termina con il rafforzamento aggressivo delle nostre ossa colpendo pietre e pezzi di legno e altri allenamenti eccezionali, dobbiamo preparare ogni muscolo del nostro corpo, alcune ossa forti devono fare affidamento su muscoli forti, per esempio, facendo flessioni sulla punta delle dita, rafforzeremo il palmo della mano e lo trasformeremo in un’arma mortale e non sarebbe un’esagerazione confrontare il colpo di una persona ben allenata con il colpo di un’ascia.

Sensei Rotem fa flessioni sulle punte delle dita, rafforzando le sue dita fino al punto di essere capace di penetrare nello stomaco di qualsiasi avversario con un semplice ma deciso colpo, neutralizzandolo immediatamente, il colpo con le dita diventa anche più letale quando va indirizzato al collo, un movimento che probabilmente finirà l’avversario.

Imi spiegava sempre “il Krav Maga è un’arte marziale senza nessun tipo di violenza, noi ci difendiamo solo, ma chi tenta di attaccarci ne pagherà le conseguenze”

Questo è lo spirito del Krav Maga, che lo ha trasformato nella più letale e popolare delle arti marziali, chi voglia familiarizzare con il cammino originale di Imi e comprendere l’eccezionale spirito di lotta e sopravvivenza del popolo israeliano, deve seguire il percorso completo del Krav Maga, Imi ha costruito il suo Krav Maga come se fosse una cipolla, uno strato sopra l’altro e dobbiamo togliere ogni strato, uno dopo l’altro fino a trovare il nucleo.

Saltare una fase non ci porterà da nessuna parte, perderci una tecnica ci renderà incapaci ad imparare tecniche più difficili in futuro, per questo si da molta importanza a continuare a insegnare le tecniche di rafforzamento, per essere capaci di colpire l’avversario e finirlo, questa è la nostra autostima, questa è la nostra capacità di sopravvivenza per strada, non c’è altro modo.

Oggi si parla di “punti mortali, punti vitali“, questo significa che ci sono punti nel corpo che, quando sono colpiti, provocano la morte di chi riceve il colpo, Imi non ha mai parlato di questo per quanto riguarda il Krav Maga ma, quando qualcuno glielo chiese, la sua reazione fu di guardare con compassione la persona che gli aveva fatto la domanda, probabilmente ancora non c’era la conoscenza che c’è oggi sui predetti punti, i tempi erano diversi come sono oggi diverse le modalità per rafforzare le parti del corpo che colpiscono, ma la sua concezione era quella quindi proseguo dicendo che Imi diceva che ci si deve allenare sempre fino ad arrivare al punto di essere capaci di neutralizzare il nostro avversario in modo immediato in una lotta per strada e per questo probabilmente pensava che fosse essenziale allenarsi colpendo pietre e legno.

Per la strada non troveremo un avversario stupido

Non ci aiuterà a cercare i punti che vogliamo colpire, anche il nostro nemico sa come lottare, per questo dobbiamo essere capaci per essere sicuri di poter battere l’avversario colpendolo in qualsiasi parte del corpo, Imi spiegava: il nostro avversario è migliore di noi , solo quando lo avremo sconfitto saremo migliore di lui Il principio di difesa personale che Imi ha incluso nel Krav Maga, si applica perfettamente nella serie di difese, qui impariamo a difenderci da complesse tecniche di attacco dei nostri avversari, che  combinano pugni e calci simultanei.

Possiamo usare anche la tecnica segreta che Imi ha chiamato “Lehikanes“, la determinazione di andare all’interno. Questa tecnica nasconde tutti i segreti e la forza del popolo israeliano e del Krav Maga.

Note