Nuovi circle del progetto PRISMA a Sassari. Dopo i primi appuntamenti di maggio, rinnovati anche per giugno gli spazi dedicati al community building. Ci si può iscrivere in qualsiasi momento, sono gratuiti e non è necessario seguire tutti gli incontri fin dall’inizio. I circle sono spazi strutturati dedicati al dialogo e all’ascolto composti da un massimo di 20 studenti per gruppo.
Locandina dell’evento
Nel mese di giugno gli incontri circle organizzati da PRISMA si terranno martedì 4 e lunedì 16, dalle ore 18:00 alle ore 20:00, presso la Residenza Universitaria di Via Coppino 20. Per partecipare è necessario iscriversi seguendo il link https://forms.gle/oZaLHH2izZcRogUB9
Le date dei successivi incontri verranno decise con i/le partecipanti al termine dei prossimi due appuntamenti. Per ulteriori informazioni contattare il facilitatore Luigi all’indirizzo email luigi.mra@gmail.com.
Il progetto PRISMA è un insieme di iniziative ideate da una rete di 8 Università e 1 AFAM per promuovere il benessere psicologico della popolazione studentesca.
Staffer presso Nuova Isola. Tecnico della progettazione di prodotti turistico esperienziali. Studente di scienze strategiche e giuridiche della difesa e della sicurezza.
Il cambiamento climatico impatta gravemente sulle nostre vite. Di questo ne siamo al corrente sia d’estate, quando vediamo le temperature in rapida ascesa, sia d’inverno, quando i notiziari parlano delle calotte polari che si sciolgono. Insomma, ne siamo al corrente in tutte quelle situazioni che possono essere riassunte con l’espressione popolare non ci sono più mezze stagioni.
Non siamo però consapevoli di tutto il corollario di problemi alle nostre vite che il cambiamento climatico porta e che, apparentemente, non sembrano avere nulla a che vedere con i fenomeni meteorologici.
La maggior parte delle persone, quando pensa agli effetti del cambiamento climatico, non pensa mai oltre al concetto di perdita della biodiversità. Eppure, la crisi ambientale porta con sé varie problematiche, soprattutto a livello sanitario. Una di quelle problematiche riguarda proprio le nostre abitudini di consumo alimentare e le sostanze negative che ingeriamo con il cibo.
Cambiamento climatico, cibo e contaminazione da microplastiche
Inquinamento plastiche nelle Hawaii (foto Alfo Medeiros)
Un’indagine dell’Università di Newcastle, commissionata dal WWF, ha osservato che in media consumiamo 5 grammi di plastica alla settimana, ovvero l’equivalente di una carta di credito.
La contaminazione da microplastiche è un problema alimentare importante, che impatta la popolazione mondiale da decenni. Più precisamente tutto è iniziato nel 1973, quando cominciano a essere brevettate le prime bottiglie in PET per l’acqua e le bevande, che hanno aperto la strada ai contenitori alimentari in plastica.
Il contatto del cibo con piatti monouso, contenitori in plastica riutilizzabili o confezioni di materiale plasticoin generale porta infatti a una contaminazione importante degli alimenti ed è responsabile dell’elevato circolo di microplastiche nel nostro organismo.
C’è poi la contaminazione chimica da pesticidi e fitofarmaci
Quando si parla di intossicazioni alimentari il primo pensiero va sempre al cibo scaduto o avariato, ma le intossicazioni riguardano anche le contaminazioni da prodotti chimici e veleni.
Quindi non sono solo le plastiche il problema. Secondo l’OMS ogni anno sono oltre 23 milioni le persone che, solo nella zona euroasiatica, si ammalano a causa del cibo che consumano. Di queste sono circa 5 mila che perdono la vita a causa delle contaminazioni alimentari.
Nello specifico, la frutta e la verdura che mangiamo è spesso contaminata da agenti nocivi e pesticidi che finiscono direttamente nel nostro organismo e che di conseguenza possono condurre a malattie che vanno dalla dissenteria fino allo sviluppo di tumori.
Cosa dicono i report
Secondo il dossier annuale di Legambiente del 2024, seppure solo l’1,36% dei cibi analizzati presentava residui di fitofarmaci superiori ai limiti consentiti (chiamati LMR), in generale il 41,32% dei cibi sotto esame presentava tracce di residui di uno o più pesticidi. Questo comporta di conseguenza a un gravissimo pericolo per la nostra salute, dato che sostanzialmente finiamo di rischiare l’intossicazionequando mangiamo prodotti agricoli.
Come conferma lo stesso dossier, anche se in misura ridotta (solo il 3,31% di alimenti di origine animale risulta ‘contaminato’), il rischio non riguarda solo il settore primario, poiché anche la produzione di carne e pesce è legata agli stessi fattori di rischio. Gli animali di cui è composta la dieta mediterranea infatti sono per la maggior parte erbivori, e quindi vittime dell’uso dei fitofarmaci e della presenza di microplastiche, che a causa dell’inquinamento ambientale possono essere trovate su tutta la superficie terrestre.
Non solo agricoltura e allevamenti. La contaminazione arriva anche nella pescagione
Il pesce, d’altro canto, si nutre di ciò che trova in acqua, mangiando spesso spazzatura e assimilando dal mare sostanze chimiche negative come il mercurio, di cui vengono scaricate 85mila tonnellate all’anno solo nel bacino del Mediterraneo.
Secondo la Fondazione Umberto Veronesi, più il pesce è di grande taglia più sono gli inquinanti nocivi che assorbe, rendendo esemplari come il tonno e il pesce spada, ma anche salmone e merluzzo, alimenti a rischio di intossicazione per l’uomo. I pesci piccoli invece, come alici, trote o l’halibut, hanno invece meno possibilità di essere contaminati, dato il loro breve ciclo vitale e la conseguente minore possibilità di assumere sostanze dannose dall’ambiente, ma sono comunque a rischio di ingestione di spazzatura e microplastiche, rischiando di contaminare allo stesso modo e con gli stessi rischi i nostri piatti.
Dieta, chilometro zero, eco-sostenibilità
La crisi ambientale, quindi, ha chiaramente impattato il modo in cui possiamo e dobbiamo consumare gli alimenti, ma non solo: A causa delle pratiche inquinanti e delle cosiddette “politiche verdi” che si traducono in greenwashing messe in atto su scala internazionale, i cibi importati hanno prezzi al caso migliore fluttuanti oppure alti e fissi.
Questo, teoricamente, dovrebbe portarci a favorire il mercato locale, che però proprio perché tale rincara sui prezzi sfruttando il marchio del “Chilometro Zero”, rendendo la spesa per i prodotti agricoli economicamente insostenibile per un italiano medio, che si trova sempre a consumare cibo contaminato.
Questo ha portato le nostre abitudini alimentari a cambiare radicalmente. Dove prima le verdure e la frutta erano una parte fondamentale nel pasto per la tradizione mediterranea, ora i prodotti a disposizione sono di qualità inferiore e il prezzo è schizzato comunque alle stelle.
In sintesi mangiamo sempre più spesso cibi non salutari, saturi e processati solo perché abbattono il nostro scontrino al supermercato, ma che poi hanno un impatto ecologico superiore a causa dell’utilizzo di quintali di imballaggi in plastica (che come abbiamo precedentemente appurato, contaminano il nostro cibo) e prodotti derivanti da pratiche ambientali meno sostenibili come quelle degli allevamenti intensivi e della sovrapproduzione.
Siamo dunque vittime di un circolo vizioso ambientale di matrice capitalista, dal quale non abbiamo i soldi per uscire e quindi continuiamo a comprare prodotti non sostenibili che riducono progressivamente il nostro potere d’acquisto e ci rendono incapaci di uscire da questa situazione.
Dunque il cambiamento climatico stravolge tutto. Ma noi cosa possiamo fare?
D’altronde, il problema vale anche per i produttori. Un mancato uso di fitofarmaci comporta infatti una perdita superiore di prodotto durante la raccolta a causa degli organismi e delle piante su cui agiscono pesticidi ed erbicidi, con conseguente perdita economica per l’agricoltore.
Si potrebbe pensare a un boicottaggio, ma sarebbe impraticabile: Il settore primario produce la maggior parte degli alimenti che consumiamo abitualmente, a partire dai vegetali agli alimenti sostitutivi della carne e dei formaggi come burger vegetali, burger di soia o tofu, ma anche tutti quei prodotti derivanti dal grano come pasta e pane (e tutti i prodotti a base farinosa) o ancora i condimenti e le bevande naturali oppure spezie, olio e vino. Boicottare questa filiale significherebbe eliminare due terzi della piramide alimentare dalla nostra dieta, compromettendo gravemente il nostro stato di salute e di nutrimento.
L’unica soluzione potrebbe essere quella di ricercare i produttori sostenibili (ed economici) che operano nelle nostre zone, quando non ci è possibile produrre autonomamente gli alimenti e adottare abitudini di consumo e di acquisto sostenibile.
Attraverso lo sport è possibile confrontarsi con se stessi, soffrire, gioire, perdere o vincere, ma soprattutto è importante imparare ad affrontare le sfide della vita nel rispetto dei propri limiti e degli avversari qualsiasi siano le differenze in campo.
L’importanza di svolgere l’attività sportiva per le persone disabili
L’importanza di svolgere l’attività sportiva per le persone disabili ha diversi significati: la possibilità di migliorare le proprie condizioni fisiche, intellettive o sensoriali.
La possibilità di partecipare ad un’attività organizzata e ben strutturata che garantisca ai disabili la reale percezione di appartenenza ad un gruppo nel quale rispecchiarsi e sentirsi parte integrante; la possibilità di compiere nuove esperienze attraverso le quali sia possibile confrontarsi e crescere insieme.
Il raggiungimento di risultati, che ricompensano di tutta la fatica fisica e psichica e di tutte le difficoltà affrontate; l’affermazione dello sport per le persone disabili non più ritenuto solo come qualcosa di terapeutico o di particolare data la condizione, ma con un completo riconoscimento dell’attività sportiva agonistica o amatoriale che sia; la capacità per il disabile di rispettare regole ed orari imparando a vivere situazioni sempre più strutturate.
Lo sport può essere considerato anche come una terapia
L’attività sportiva può essere considerata a tutti gli effetti anche come una vera e propria terapia all’interno dei diversi percorsi riabilitativi a prescindere dalla disabilità che sia fisica, intellettiva o sensoriale.
Lo sport inteso come “terapia” permette di:
Migliorare le capacità motorie o di movimento;
Arricchire le capacità sensoriali;
Migliorare il gesto fisico;
Aumentare i riflessi;
Incrementare la forza muscolare;
Accrescere la capacità respiratoria;
Migliorare gli scambi gassosi e l’ossigenazione del sangue;
Aumentare la resistenza alla fatica;
Favorire l’aggregazione ed i rapporti sociali;
Stimolare la persona ad affrontare le difficoltà;
Apprendere delle capacità attraverso una serie di esperienze;
Contribuire alla creazione e costruzione o ricostruzione della propria identità.
Ovviamente ogni attività sportiva deve essere condotto da operatori specializzati, i quali, sulla base di un’attenta conoscenza della situazione patologica presente, sviluppano un programma di recupero mirato per ogni persona.
Le discipline che possono essere utilizzate sono le più svariate
Derek Jensen, Youth-soccer in Indiana (2005)
Le discipline che possono essere utilizzate sono le più svariate: corsa, nuoto, pallacanestro, pallavolo, calcio, tennis-tavolo, bocce, tiro con l’arco, arti marziali, hockey, ippica, scherma, ecc. Per ognuna di queste discipline sportive è possibile individuare una serie di esercizi preparatori o di base che consentano di realizzare gli scopi precedentemente elencati e di ottenere quindi un miglioramento generale delle condizioni cliniche della persona disabile.
Per rendere l’attività sportiva una vera e propria terapia è necessario garantire delle strutture idonee dotate di attrezzature e materiali dove poter svolgere gli allenamenti.
Comunque sia, che lo sport venga compiuto per migliorarsi, per stare con gli altri, per svolgere della ginnastica, per seguire un proprio bisogno di competitività, l’importante è quello di considerarlo un ottimo e valido strumento per sconfiggere pregiudizi, stereotipi e superare barriere che l’ignoranza crea ed amplifica, permettendo ad ognuno di noi di superare i propri limiti e di migliorare le proprie condizioni fisiche, psichiche e sensoriali.
È proprio vero che mangiando poco si vive più a lungo
Anche le scimmie che sono animali così simili a noi, seguendo una dieta ipocalorica, diventano più longevi.
È la prima volta che l’effetto della dieta sulla longevità viene dimostrato su un animale così vicino all’uomo. Cosa che fa ben sperare anche per chi di noi voglia ‘barattare’ una lunga vita con una tavola un po’ meno ricca.
Ad affermarlo é uno studio pubblicato sulla rivista Science, dall’equipe di Richy Colman della University of Wisconsin-Madison.
Dopo 20 anni di studio su un campione di scimmie è risultato che una dieta ipocalorica ma nutriente assicura la longevità e ritarda l’insorgenza di malattie tipiche della terza età come cancro, diabete, patologie cardiovascolari.
Alimentazione e longevità sono state associate da tanto tempo e sono ormai numerosi gli studi scientifici che dimostrano su svariate specie animali che mangiare meno allunga la vita.
Si parla di restrizione calorica, ossia di seguire una dieta ipocalorica ma comunque nutriente, sana
Ma è chiaro che se un vermetto o un topolino vivono di più quando ‘tenuti a stecchetto’, ciò non è motivo sufficiente per dire che anche gli uomini diventano più longevi se sottoposti a restrizione calorica.
Un uomo è ben diverso da un topo e da un verme, ma è molto simile alle scimmie e ai macachi, nostri vicini ‘parenti’
Gli esperti hanno quantificato l’apporto calorico giornaliero di quelle lasciate libere di mangiare e sulla base di esso hanno messo a punto la dieta ipocalorica delle altre.
Gli esperti quindi hanno studiato scimmie Reshus dividendole in due gruppi, uno che ha mangiato a piacimento, l’altro che mangiava il 30%
In venti anni di osservazione la metà delle scimmie che mangiano liberamente è morta, l’80% di quelle a dieta è ancora viva
È difficile condurre uno studio simile su esseri umani.
Di fatto però la scimmia è un ottimo modello sperimentale per dimostrare che mangiare un po’ meno (in termini di calorie ma in modo equilibrato) rende longevi.
Dai sei agli undici anni la crescita e l’evoluzione del corpo dei fanciulli e delle fanciulle è simile e ha lo stesso ritmo
Invece tra gli undici e i quattordici anni, lo sviluppo delle ragazze è più rapido.
Alla fine della preadolescenza i due sessi sono completamente differenziati
In quest’ultimo stadio evolutivo,alcuni sistemi ed apparati, come quello locomotorio e respiratorio, presentano una rapida evoluzione.
Leif Knutsen, Diversity of youth in Oslo (Norway)
Altri presentano uno sviluppo intenso, come ad esempio tutti gli organi del sistema genitale, altri ancora, come alcune ghiandole, continuano a crescere fino alla pubertà e poi regrediscono.
Per quanto riguarda le proporzioni del corpo, all’inizio di questo periodo si ha un aumento della crescita in statura ed una più lenta crescita di peso, l’aumento della statura è determinato in modo particolare dall’allungamento degli arti (braccia e gambe), più che del tronco, si producono per questo squilibri nelle proporzioni del corpo, tipici dell’adolescenza.
La differenziazione tra i sessi riguarda anche le proporzioni del corpo
Nelle ragazze si allarga il bacino, che nei maschi rimane snello, il contrario avviene per la larghezza delle spalle, rimangono snelle nelle femmine e si allargano nei maschi.
La mano dei maschi diventa più larga e muscolarmente più forte, ma in generale nei due sessi piedi e mani crescono in modo sproporzionato rispetto all’avambraccio e alle gambe.
Il diverso ritmo di sviluppo dei segmenti corporei determina squilibri che possono riguardare anche gli arti omologhi, esso può provocare una inadeguatezza nello schema corporeo e un’insicurezza nell’immagine di se, con tutti i problemi psicologici connessi.
Inoltre il corpo dell’adolescente può presentare malleabilità nello scheletro e transitoria insufficienza muscolare, tutto ciò favorisce l’insorgere di alterazioni morfologiche.
È questa l’età nella quale senza adeguata profilassi (come ad esempio l’esercizio fisico) possono correggersi ma talvolta rapidamente aggravarsi alterazioni strutturali
Benché tutto ciò possa essere aggravato da fattori esterni, come ad esempio le posizioni scorrette nel banco scolastico, il portare pesi eccessivi (cartelle pesanti in posizioni non simmetriche, ossia sempre dallo stesso lato), fattori ereditari e costituzionali hanno una importanza prevalente.
In questo periodo si ha una diminuzione del tessuto adiposo sottocutaneo, specie negli arti ed in forma più evidente nei maschi.
I muscoli scheletrici si sviluppano, in particolare per l’allungamento delle fibre muscolari, questa crescita è influenzata dal controllo ormonale e su di essa può influire favorevolmente l’attività fisica.
Forte è la crescita della muscolatura degli arti inferiori che arriva fino al 50% dell’intera massa muscolare.
Fino a 13 anni lo sviluppo muscolare ha un andamento parallelo nei due sessi, poi rallenta nelle ragazze, con l’aumento della massa muscolare cresce anche la forza muscolare.
Le ragazze raggiungono prima dei maschi il momento in cui sviluppano la massima forza muscolare, a causa della loro precoce maturazione sessuale, ciò è dovuto al fatto che il sistema nervoso vegetativo si stabilizza gradualmente.
Altre cause sono di natura psico-fisica, come stati d’animo, stati emozionali, tipici di questa età
Con il progredire della maturazione si ha una diminuzione della frequenza cardiaca a riposo e sotto sforzo.
La ventilazione polmonare è strettamente connessa con il livello di sviluppo anatomico dell’apparato respiratorio, l’accelerato ritmo di crescita delle vie aeree, degli alveoli e del tessuto polmonare rappresenta la base organica sulla quale si fonda l’aumento della capacità funzionale dell’apparato respiratorio, cioè della ventilazione polmonare.
Paterm A.D., Polish teenagers (2008)
Anche la respirazione nei tessuti, valutata secondo il criterio più significativo che è il consumo di ossigeno al minuto, mostra un aumento costante.
Vi sono notevoli differenze tra i due sessi, la crescita del massimo del consumo d’ossigeno è simile fino ai 13-14 anni, nei maschi la crescita dura fino a 18-19 anni e più lentamente fino a 20-22 anni.
Nelle femmine non allenate ha però una stasi.
Va notato che in generale tutti i parametri che misurano la funzionalità dell’apparato cardiocircolatorio nei soggetti allenati è maggiore che in quelli non allenati.
Le capacità di adattamento funzionale e strutturale dell’apparato cardiocircolatorio al carico è molto ampia, forti reazioni di adattamento si hanno anche nell’apparato respiratorio, la meccanica respiratoria appare più economica, diminuisce infatti,la frequenza respiratoria sotto sforzo mentre la respirazione è più profonda.
Anche i processi metabolici cambiano con i processi generali di crescita
All’inizio della pubertà la capacità aerobica non è ancora abbastanza sviluppata, essa si rafforza grazie alla maggior funzionalità dell’apparato cardiocircolatorio e di quello respiratorio.
La capacità anaerobica si forma invece più tardi ed in questa fase è ancora insufficiente in ambo i sessi, è opportuno quindi limitare l’uso dei carichi di tipo anaerobicolattacido.
Il sistema nervoso centrale, che ha raggiunto un elevato sviluppo, completa la sua maturazione proprio in periodo puberale, si ottiene un aumento della rapidità dei movimenti, che viene ulteriormente accelerata da un’attività fisica ben diretta.
In questo periodo, dagli 11 ai 14 anni, si stabilizza e si affina soprattutto la coordinazione dell’attività muscolare, malgrado i problemi che possono sorgere a causa dei cambiamenti delle proporzioni del corpo e, a causa dell’aumento di certi presupposti condizionali, come forza.
Per quanto riguarda il sistema nervoso vegetativo, si può osservare una labilità momentanea dovuta alle grande proporzioni organiche e funzionali a tutti i livelli degli organi interni, (si pensi al mutamento del sistema genitale che ha un ruolo importantissimo nello sviluppo vegetativo)
Queste trasformazioni causano rapide variazioni di umore e alternanza di prestazioni intellettuali e sportive.
Dai 10 anni in poi per le femmine, dagli 11-12 anni per i maschi, ha inizio un nuovo periodo dello sviluppo.
Si parla allora di prepubertà e pubertà ed anche di preadolescenza
Queste parole vanno spiegate.
Prepubertà e pubertà sono termini che stanno ad indicare lo sviluppo in senso fisico, l’inizio della funzione sessuale e riproduttiva, l’aumento del peso corporeo, lo sviluppo degli arti inferiori ecc…
Preadolescenza e adolescenza sono termini più generali che includono sempre un riferimento più o meno diretto ai fenomeni fisiologici di questa età di formazione, ma che privilegiano i paralleli processi intellettuali e cognitivi e i profondi mutamenti della vita affettiva.
Redattore presso Nuova Isola. Istruttore di Arti Marziali qualificato. Cintura nera 8° Dan Karate Shotokan.
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