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Rita Bernardini termina sciopero della fame. Apertura di La Russa

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Fine dello sciopero della fame per Rita Bernardini. In data 15 maggio 2025 le associazioni Sardegna Radicale-Tonino Pascali, Nessuno Tocchi Caino ed Europa Radicale fanno sapere tramite comunicato stampa che Rita Bernardini, presidente di Nessuno tocchi Caino, ha sospeso al 22° giorno lo sciopero della fame. Lo sciopero era stato intrapreso per sostenere la proposta di un anno di riduzione di pena per tutti i detenuti.

La decisione è stata presa in seguito all’apertura manifestata dal Presidente del Senato Ignazio La Russa, che ha riconosciuto il sovraffollamento carcerario come problema prioritario e ha indicato come possibile soluzione la proposta di legge sulla liberazione anticipata presentata dall’On. Roberto Giachetti (IV), basata su un testo predisposto dalla stessa Nessuno tocchi Caino. La sospensione dello sciopero da parte della Bernardini è avvenuta durante il convegno “Per un gesto di clemenza nelle carceri” organizzato da La Valle di Ezechiele, grazie a Don David Riboldi.

Tuttavia, la mobilitazione nonviolenta prosegue. Le attiviste Laura Di Napoli e Chiara Squarcione, oggi al sesto giorno di sciopero della fame, fanno sapere di voler continuare ad oltranza. Insieme a loro ci sono circa altre 150 persone che portano avanti l’iniziativa a staffetta, per mantenere alta l’attenzione sull’emergenza carceraria e sostenere l’adozione della proposta dell’On. Giachetti. Anche il Vicepresidente del CSM Fabio Pinelli ha espresso sostegno alla proposta, sottolineando la necessità di affrontare con urgenza il problema del sovraffollamento. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella invece ha più volte richiamato l’attenzione sulle condizioni inumane e degradanti nelle carceri italiane.

Laura Di Napoli sulla destra e Chiara Squarcione sulla sinistra (foto concessa)

La mobilitazione quindi non si arresta: l’azione nonviolenta dei radicali continua a fare pressione sulla politica italiana.

Le parole di Rita Bernardini alla fine dello sciopero della fame

Sospendo lo sciopero della fame come segno di riconoscimento di questa importante apertura politica volta a superare pregiudizi e ad affrontare un problema non rinviabile, quello del crescente sovraffollamento carcerario che crea condizioni inumane e degradanti per i detenuti e i ‘detenenti’, cioè, chi in carcere ci lavora a partire dalla polizia penitenziaria. La mia è una sospensione e chiedo intanto alle oltre 150 persone che hanno aderito all’iniziativa nonviolenta di sciopero della fame di proseguirlo per accompagnare insieme questo processo che oggi ha visto un’apertura politica significativa

Rita Bernardini 15 maggio 2025

(in copertina immagine concessa. Copyright Sardegna Radicale-Tonino Pascali e Nessuno Tocchi Caino)

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Armi sarde a Israele: gli studenti chiamano Tajani

Le associazioni studentesche di sindacato sarde, alla scoperta che alcune aziende produrrebbero in Sardegna armi da guerra da inviare a Israele, vogliono ora chiarimenti.

In un comunicato stampa unificato i sindacati studenteschi dell’Unione degli Universitari di Sassari e Cagliari, ormai insofferenti, definiscono l’approccio del governo alla situazione ambiguo, caratterizzato da condanne verbali per la condotta della guerra ma simultaneamente anche dall’invio sottobanco di armi da guerra contro la Palestina. Gli studenti sardi vogliono pertanto risposte chiare dal ministro Antonio Tajani.

A Sassari collettivi studenteschi, primo fra i quali l’Assemblea studenti per la Palestina Sassari, si sono organizzati fin dalla prima ora per denunciare la guerra di aggressione israeliana ed in difesa dei diritti dello Stato di Palestina, ancora non riconosciuto dall’Italia.

Secondo l’ISTAT, tra dicembre 2023 e gennaio 2024, l’Italia ha esportato verso Israele munizioni da guerra per un valore complessivo di oltre due milioni di Euro. Sempre l’Italia si è poi astenuta durante la riunione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che mercoledì 18 settembre ha approvato con 124 voti favorevoli e 43 astensioni, inclusi gli Stati Uniti, la richiesta di porre fine all’occupazione israeliana.

Il supporto internazionale a Israele

In un momento storico dove perfino alcuni paesi NATO stanno interrompendo il supporto bellico a Israele, l’Italia gioca a fare compromessi moralmente sempre più insostenibili. In una guerra condotta con modi che ormai molti osservatori definiscono genocidio, una fascia politicamente trasversale di popolazione ormai sempre più spessa vuole una posizione chiara del Governo Meloni. Sempre da numerosi osservatori internazionali la reazione israeliana contro Hamas é andata ben oltre la lotta al terrorismo interno, come inizialmente dichiarato come casus belli.

In questo contesto le associazioni UDU sarde, dopo un’iniziale osservazione in silenzio stampa, preferiscono ora un approccio piú incisivo. A causa dello scandalo delle armi sarde a Israele  «La Sardegna ha un ruolo drammatico. Oltre ad essere teatro di esercitazioni militari partecipate da Israele, è anche il luogo in cui si fabbricano le armi con cui si porta avanti il genocidio della popolazione palestinese».

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