Mar. Giu 17th, 2025

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Referendum 8 e 9 giugno. Fratelli e fratellastri d’Italia
‎ L’elmo di Scipione Africano, quello decantato da Mameli nel Canto degli Italiani, sembra essere troppo stretto per accogliere tutti i suoi figli.

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Italiani veri, ma non per tutti. In Italia, secondo un’elaborazione di Openpolis, nel 2023 erano 1 milione i ragazzi di seconda generazione (ovvero quelli nati in Italia ma con genitori immigrati, NdR). Si parla di ragazzi e ragazze che hanno studiato in Italia tutta la vita. Per intenderci queste persone pensano, scrivono e leggono in italiano. Alcuni di questi già lavorano oppure lavoreranno in Italia, contribuendo allo sviluppo del nostro territorio, del nostro paese e della nostra economia, pagando le tasse qui.

Immigrati di seconda generazione. Non solo i nati in Italia

Nella seconda generazione, però, possono rientrare secondo alcuni studiosi anche i figli di quei migranti che non sono nati in Italia, ma sono stati portati qui dai genitori già da piccolissimi. Queste persone infatti affrontano lo stesso percorso di un bambino nato in Italia da genitori italiani o di un bambino nato in Italia da genitori stranieri. Attualmente però per questi casi l’iter per la cittadinanza non è lo stesso.

Partiamo dall’inizio. Come si ottiene la cittadinanza

Per i figli di genitori italiani vige il diritto di sangue (lo ius sanguinis) per il quale è italiano ogni persona con almeno un genitore con cittadinanza italiana. Per le persone nate da genitori stranieri nati in Italia, nella maggior parte dei casi, la cittadinanza può essere richiesta al compimento del diciottesimo anno di età, a patto di poter dimostrare di aver vissuto ininterrottamente in Italia da tutta la vita. Chi è nato all’estero da genitori stranieri, invece, la procedura è molto più complessa.

I nati all’estero da madre e padre stranieri

Se i genitori non acquisiscono la cittadinanza quando i bambini sono ancora minorenni, scattato il diciottesimo anno di età i ragazzi possono fare richiesta come ogni altro cittadino straniero, a patto di essere in possesso di requisiti specifici:

  • Residenza stabile in Italia da dieci anni;
  • Conoscenza certificata della lingua italiana almeno a livello B1;
  • Reddito minimo di 8.263,61 euro all’anno, a patto di essere celibi o nubili (altrimenti la cifra sale);
  • Assenza di condanne penali.

Queste regole valgono solo per i cittadini extracomunitari. I cittadini UE invece possono richiedere la cittadinanza dopo soli quattro anni, se sono già in possesso degli altri requisiti.

Gli italiani lasciati indietro. Burocrazia e requisiti irragiungibili

Facsimile documento di identità italiano (CC0 1.0)

Letto così, a discapito dell’evidente discriminazione tra cittadini europei e non europei, potrebbe anche sembrare un processo abbastanza lineare, ma bisogna considerare vari fattori.

In primis, la residenza stabile si dimostra con i contratti d’affitto, che spesso i proprietari di casa tendono a non fare in regola, o con le prove dell’acquisto di una casa e la residenza legale presso quell’indirizzo, quando però acquistare una casa costa parecchi soldi che spesso neanche gli Italiani per ius sanguinis hanno.

In secondo luogo, se consideriamo il reddito, quello dev’essere dimostrato da contratti in regola e soprattutto dev’essere continuativo nei tre anni precedenti alla richiesta. Con la condizione del precariato in Italia, dove spesso si è costretti ad accettare di lavorare senza contratto o dove si viene licenziati ingiustamente dal giorno alla notte, il requisito del reddito continuativo è già difficilmente ottenibile, e comunque da solo non basta.

Le procedure burocratiche spesso si protraggono per anni. Questi si aggiungono ai già dieci di residenza, arrivando quindi anche a quindici o vent’anni. I giudici nel mentre cancellano o rimandano udienze, le leggi cambiano e le procedure si modificano. Questo trasforma la cittadinanza italiana in un’oasi nel deserto per tutti quegli Italiani che ancora non lo sono su carta.

Come si è arrivati al referendum dell’8 e 9 giugno

L’anno scorso, il comitato di Referendum Cittadinanza, sostenuto da varie forze politiche di centro, centrosinistra e sinistra, ha lanciato un referendum di iniziativa popolare volto a modificare il tetto da dieci a cinque anni per i cittadini extra comunitari.

In soli 20 giorni, gli italiani hanno aderito in massa all’iniziativa raggiungendo 637.487 firme (su 500.000 necessarie, raggiunte il 24 settembre 2024), mandando più volte in down il sito del Ministero della Giustizia volto alle iniziative popolari. La Corte Costituzionale, poi, ha dichiarato ammissibile il referendum, e gli elettori sono stati convocati alle urne per i prossimi 8 e 9 giugno.

Referendum cittadinanza. Figli d’Italia ma non suoi cittadini

Ispirato da uno degli ultimi post dell’account Instagram dell’attivista Madonnafreeda dal titolo Fatevi cinque giorni nella vita di un immigrato, poi vediamo se cinque anni sono troppo pochi, decido di cercare qualcuno che abbia vissuto sulla sua pelle l’iter per capirne meglio le implicazioni.

Quando parlo con Maria Pascaru, studentessa ventisettenne di Anglistica presso La Sapienza, mi dice subito che lei vive qui da vent’anni ed è arrivata dalla Moldavia da quando ne aveva sette. Si è integrata, ha studiato e frequentato amici e compagni italiani.

«Quando sei piccolo non capisci perché le persone si comportino in questo modo con te o perché tu venga percepito come un alieno». Ci ridacchia sopra, mentre mi racconta della scuola. Mi dice anche di essere cresciuta con una madre single.

Quest’ultimo fatto ha danneggiato i suoi requisiti, a causa del reddito familiare troppo basso che non le permetteva di fare richiesta di cittadinanza. Alla fine è riuscita a farla solo a dicembre 2021, ottenendola a dicembre 2024.

Nessuna scorciatoia o privilegio. Solo un riconoscimento

«Moltissimi miei amici mi hanno detto che era scontato che avessi dovuto averla per il modo in cui mi sono integrata, per quanto parlo bene visto che molti italiani non sanno usare nemmeno il congiuntivo [ride], per tutto quello che io, mia madre e mio fratello abbiamo investito qui».

Mi parla poi delle sue difficoltà:
«Dieci anni te li fai, devi avere un aggancio economico per potertelo permettere perché ormai il posto fisso non si trova più. Quando ho fatto richiesta, Salvini aveva fatto alzare di cinquanta euro il bollettino, e che fai, te li paghi. Con i documenti da far tradurre all’ambasciata si alza tutto a tre piotte (trecento euro, NdR) più o meno».

«Quando dovevamo firmare [per l’approvazione del referendum], io non potevo ancora e facevo girare e firmare agli amici perché non era ancora molto conosciuta l’iniziativa».

Continua, prima di dirmi che sta cercando di capire come fare la tessera elettorale per votare al referendum e quanto si senta felice di non dover più fare la fila per rinnovare il permesso di soggiorno.

«È un’Odissea continua, chi dice che la regalano a tutti non ha idea di quanto faccia schifo quel sito (il sito delle richieste per la cittadinanza, NdR), ti chiedono pure i peli che hai sul corpo».

Poi, infine aggiunge:
«Mia madre se n’è accorta, di come veniamo trattati in maniera diversa da quando abbiamo la cittadinanza, sono molto più gentili con noi».

(in copertina immagine di repertorio Edmond Dantès)

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UE, migrazione e mobilità dal punto di vista giuridico e sociale: evento online
‎ La relatrice sarà la prof.ssa Chiara Favilli dell'Università di Firenze. Evento organizzato dalla GFE Italia

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Migrazione e mobilità in UE, dibattito online su Google Meet. Si terrà mercoledì 4 giugno dalle 18:30 un evento online sulle politiche europee sulle migrazioni e sulla mobilità e l’impatto che queste hanno dal punto di vista giuridico e sociale. Relatrice la prof.ssa Chiara Favilli dell’Università di Firenze. Evento organizzato dalla Gioventù federalista europea (GFE).

Migrazione e mobilità in UE locandina evento online su Google Meet
Locandina dell’evento

Il link per partecipare all’evento su Google Meet è: https://meet.google.com/fhw-htwr-jyu

Chiara Favilli è un’avvocata iscritta nell’albo di Arezzo ed esperta di Diritto dell’Unione europea. Dal 2014 è professoressa ordinaria di Diritto dell’Unione europea all’Università degli studi di Firenze e dal 2023 è direttrice della rivista giuridica Diritto, immigrazione e cittadinanza.

(in copertina immagine di repertorio Pixabay)

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Il Progetto PRISMA rinnova i circle gratuiti. Le date di giugno
‎ Dopo i primi appuntamenti di maggio, rinnovati anche per giugno gli spazi dedicati al community building

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Nuovi circle del progetto PRISMA a Sassari. Dopo i primi appuntamenti di maggio, rinnovati anche per giugno gli spazi dedicati al community building. Ci si può iscrivere in qualsiasi momento, sono gratuiti e non è necessario seguire tutti gli incontri fin dall’inizio. I circle sono spazi strutturati dedicati al dialogo e all’ascolto composti da un massimo di 20 studenti per gruppo.

PRISMA circle Sassari, locandina incontri giugno 2025
Locandina dell’evento

Nel mese di giugno gli incontri circle organizzati da PRISMA si terranno martedì 4 e lunedì 16, dalle ore 18:00 alle ore 20:00, presso la Residenza Universitaria di Via Coppino 20. Per partecipare è necessario iscriversi seguendo il link https://forms.gle/oZaLHH2izZcRogUB9

Le date dei successivi incontri verranno decise con i/le partecipanti al termine dei prossimi due appuntamenti. Per ulteriori informazioni contattare il facilitatore Luigi all’indirizzo email luigi.mra@gmail.com.

Il progetto PRISMA è un insieme di iniziative ideate da una rete di 8 Università e 1 AFAM per promuovere il benessere psicologico della popolazione studentesca.

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15 giorni di sciopero della fame per Di Napoli. L’appello: «Agire in difesa della costituzione»
‎ Laura Di Napoli, militante radicale, è oggi al sedicesimo giorno di sciopero della fame (è arrivata al quindicesimo il 24 maggio 2025)

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Di Napoli non ferma lo sciopero della fame. Laura Di Napoli, militante radicale, è oggi al sedicesimo giorno di sciopero della fame (è arrivata al quindicesimo il 24 maggio 2025). Un’azione nonviolenta per difendere il diritto dei detenuti a manifestare pacificamente il proprio dissenso, senza essere puniti con la revoca delle misure alternative. Si tratta di una battaglia per il rispetto del diritto allo sciopero, sancito dalla Costituzione, e per la tutela della libertà personale, oggi gravemente compromesse dal DDL Sicurezza.


I militanti radicali di Sardegna Radicale-Tonino Pascali e Nessuno Tocchi Caino rivolgono ora un appello alla Regione Autonoma della Sardegna e alla Regione Toscana, affinché si assumano la responsabilità di non limitarsi alla condanna simbolica, ma promuovano un ricorso alla Corte costituzionale ai sensi dell’articolo 127 della Costituzione. Si tratterebbe di un passo necessario per impedire che norme in evidente contrasto con i principi fondamentali dell’ordinamento possano produrre effetti devastanti.

Di Napoli al 15° giorno di sciopero della fame
Laura Di Napoli il 24 maggio 2025 (foto concessa)


Il decreto, oltre a colpire le garanzie dei detenuti, rischia anche di far chiudere 800 aziende italiane a causa del contenuto proibizionista riguardante la cannabis, colpendo interi settori produttivi e aggravando le diseguaglianze.


Lo sciopero della fame di Laura Di Napoli è un atto di resistenza nonviolenta che interpella la coscienza civile e istituzionale del Paese. Spetta ora alla Regione Toscana e alla Sardegna di fare la loro parte, nel rispetto del patto costituzionale.

(in copertina immagine di repertorio Nuova Isola)

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Concerto rock a Porto Torres, arriva il RENAR Rock Festival
‎ Le attività musicali che non smettono di stupire. Per l’estate turritana 2025 arriva il concerto rock underground che non ti aspetti

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Concerto rock a Porto Torres, le attività musicali che non smettono di stupire. Per l’estate turritana 2025 arriva il Renar Rock Festival, una serata di musica live presso la spiaggia della Renaredda (Piazza Eroi dell’Onda, pressi ex centro velico). L’evento comincerà a partire dalle ore 19:00 del 1° giugno 2025. Ingresso libero.

Dal tramonto del primo giugno Porto Torres torna a far sognare. Una serata di musica underground, con artisti emergenti e non, in una location imperdibile. La spiaggia della Renaredda, un tempo sporca e occupata dal deposito carburanti della Shell e ora località centralissima ed elegante, ospiterà quest’estate un evento musicale tanto imperdibile quanto raro, data la difficoltà a trovare eventi del genere nel panorama del nord-ovest Sardegna.

Locandina dell’evento

Già dalla sua prima edizione il RENAR Rock Festival risulta un evento imperdibile che merita tutto il supporto possibile per farlo continuare. Insomma, un concerto rock a Porto Torres che non si vede tutti i giorni.

RENAR Rock Festival prima edizione. Gli artisti coinvolti

I gruppi coinvolti nella prima edizione sono composti sia da artisti emergenti che da volti noti nel panorama fra Sassari e Porto Torres.

  • La Terapia (Diego Budroni, Simone Dore, Federico Reni, Federico Meloni);
  • Gli Ipnotici (Alessio Mulas, Massimiliano Derosas, Paolo Cintura);
  • GKG (Alessandro Griecco, Gabriele Ledda, Gabriele Mureddu);
  • Post Coital Tristesse (Nazar, Matteo, Lorenzo e Alessandro).

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GFE: «La risposta dell’UE su Gaza è tardiva, timida e incompleta»
‎ Apertura su Gaza. L’associazione europeista ha criticato la recente risposta dell’Unione Europea sulla guerra in Palestina

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La gioventù federalista europea (GFE) si apre su Gaza. La GFE, associazione europeista nata nel 1951, ha infatti criticato la recente risposta dell’Unione Europea sulla guerra in Palestina, segnata dagli innumerevoli «attacchi criminali» compiuti da Israele.

L’associazione federalista fa riferimento al fatto che Il Consiglio dell’Unione europea, nella sua composizione Affari esteri, ha votato a maggio con larga maggioranza la proposta di rivedere l’accordo di associazione con Israele, siglato nel 1995, a causa appunto della sua condotta «inaccettabile» nella sua ufficialmente dichiarata lotta al terrorismo interno, dove la maggior parte dei bersagli sono però bambini, donne, operatori sanitari e giornalisti scomodi, civili innocenti e le loro case. Questa condotta di guerra è stata definita da più osservatori internazionali indipendenti genocidaria e con il palese intento di effettuare una completa sostituzione etnica nei territori di Gaza.

«Come Gioventù Federalista Europea, accogliamo con favore il fatto che l’Unione si sia finalmente espressa sulla questione» – recita il comunicato stampa – «Tuttavia, non possiamo che rammaricarci del fatto che questa presa di posizione del Consiglio giunga in risposta non alle minacce israeliane di deportazioni di massa della popolazione palestinese, né al blocco degli aiuti umanitari che sta causando una carestia di proporzioni drammatiche nella Striscia, bensì solo dopo che l’esercito israeliano ha aperto il fuoco in aria contro diplomatici europei. Un gesto che pare suggerire una differenziazione tra vite meritevoli di tutela e vite sacrificabili».

La GFE al 43° Seminario di Ventotene del 2024 (Foto Pitzoi Arcadu)

Guerra in Palestina e distruzione di Gaza. L’appello della GFE all’UE: «uscite dall’immobilismo»

La GFE, con l’apertura su Gaza, si aggiunge quindi al coro di contestazione che evidenzia come, dopo oltre venti mesi di conflitto segnati da innumerevoli crimini di guerra attribuiti al Governo israeliano, ben nove Stati membri (tra cui l’Italia) abbiano comunque votato contro a una misura che comunque risulta blanda e allo stato attuale simbolica, dato che non prevede sanzioni concrete nei confronti di Israele ma solo la volontà di aprire la revisione dell’accordo.

L’Unione europea è una comunità politica con un interesse strutturale nell’affermazione di un ordine internazionale, fondato sul diritto internazionale e su Istituzioni multilaterali che siano garanti della pace mondiale. Per questo, ha una responsabilità storica: Uscire dall’immobilismo.

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Transfobia a Sassari. «denunciate e contrastate»
‎ Non c’è limite ai trogloditi. La violenza fisica e verbale passa spesso e volentieri dalle parole ai fatti.

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Transfobia a Sassari, non c’è limite ai trogloditi. A seguito dell’attenzione mediatica della Nuova Sardegna data alle persone transgender, dapprima con un’inchiesta critica sul tema e infine con un’intervista alle attiviste locali, i sassaresi hanno mostrato il peggio di sé. Limitati con la mentalità, frustrati e incapaci di discernere la realtà con la finzione, per il sassarese medio la persona transgender è solamente un oggetto sessuale oppure una macchietta utile al pubblico ludibrio, come raccontata nei più squallidi cinepanettoni degli anni Novanta.

Le aggressioni fisiche e verbali

Sia recentemente che in generale la violenza fisica e verbale passa spesso e volentieri dalle parole ai fatti. Nei giorni scorsi sono state infatti aggredite due persone. Se con una di queste si sono cimentati con insulti gravi e personali riguardo alla sua identità, con l’altra sono arrivati addirittura a lanciarle addosso della spazzatura.

L’ultima intervista, la shitstorm e la risposta di Trans*Support!

Estratto del comunicato social

Dopo l’intervista riparativa presso La Nuova Sardegna a cura di Paolo Ardovino, alle attiviste sono arrivate successivamente «minacce di morte e di violenze di ogni tipo».

«Esiste una cultura transfobica, omofoba, sessista e fascista» – conclude il comunicato – «fingere di non vederla significa essere parte di essa».

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Sciopero della fame, Di Napoli e Squarcione sono al decimo giorno

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Sciopero della fame ad oltranza, ora sono dieci giorni. Alla data del 19 maggio 2025 Sardegna Radicale-Tonino Pascali, Nessuno Tocchi Caino, Europa Radicale e Associazione Radicale Adelaide Aglietta comunicano1comunicato del 19.05.25 “DECIMO GIORNO DI SCIOPERO DELLA FAME PER CHIEDERE LA RIFORMA DELLE CARCERI, IL RITIRO DEL DECRETO SICUREZZA E IL RISPETTO DELLA COSTITUZIONE” il proseguimento dello sciopero della fame ad oltranza. La protesta nonviolenta è nata per chiedere la riforma delle carceri, il ritiro del DDL Sicurezza e il rispetto della costituzione in materia di diritti dei carcerati. Le attiviste principali dell’azione sono Laura Di Napoli, coordinatrice di Sardegna Radicale-Tonino Pascali e Chiara Squarcione, membro del direttivo di Europa Radicale e della giunta dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta.

«Sono questi i motivi che mi portano a chiedere alla Regione Sardegna di impugnare il decreto davanti alla Consulta (il DDL sicurezza, ndr)» – dichiara Laura Di Napoli – «perché peggiora le condizioni disumane delle carceri, aumentando sovraffollamento e degrado, ostacola la filiera legale della canapa, svuota l’autonomia delle Regioni, restringe libertà fondamentali, alimenta divisioni e paure».

Laura Di Napoli e Chiara Squarcione (foto concessa)

Sciopero della fame per i carcerati: come è iniziato

Oggi ricorre il decimo giorno di sciopero della fame per Laura Di Napoli e Chiara Squarcione. La loro azione nonviolenta si inserisce nell’ambito dell’iniziativa promossa da Nessuno tocchi Caino per sollecitare una risposta urgente al dramma del sovraffollamento carcerario e per sostenere la proposta di legge Giachetti, che rappresenta una riforma strutturale del sistema penitenziario.


L’apertura di Ignazio La Russa

Il Presidente del Senato Ignazio La Russa aveva già riconosciuto il sovraffollamento carcerario come problema prioritario il 15 maggio e ha indicato come possibile soluzione la proposta di legge sulla liberazione anticipata presentata dall’On. Roberto Giachetti (IV). Lo sciopero adesso è infatti accompagnato dalla richiesta che venga rispettato l’impegno assunto dall’On. Ignazio La Russa, che ha promesso di incontrare questa settimana l’On. Roberto Giachetti, promotore della proposta di riforma. Questo incontro può rappresentare un primo, concreto passo verso un cambiamento non più rimandabile.

Cosa chiedono adesso i radicali

Di Napoli e Squarcione chiedono adesso alla Regione Sardegna di seguire l’esempio dell’Emilia-Romagna e di impugnare il Decreto Sicurezza davanti alla Corte Costituzionale.

Una richiesta che viene estesa a tutte le Regioni governate da forze politiche che hanno condannato pubblicamente il Decreto, affinché trasformino la loro posizione politica in un’azione concreta, assumendosi la responsabilità di difendere i principi costituzionali e i diritti delle persone.

Chiara Squarcione sottolinea: «La politica deve avere il coraggio di affrontare con lucidità e responsabilità la questione carceraria. Non si può più rimandare una riforma che riguarda la tenuta democratica del Paese e la credibilità delle istituzioni. Chiediamo l’estensione delle misure alternative alla detenzione, investimenti concreti nella salute e nella funzione rieducativa della pena, e la revoca immediata di normative che aggravano il sovraffollamento e violano principi costituzionali».

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LEGAMBIENTE: Caldaie a gas? Pezzi da Museo

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ROMA: Legambiente: «Stop alle installazioni di nuove caldaie alimentate a gas fossile entro il 2025». Presentata il 10 febbraio 2023 la nuova campagna denominata  “Caldaie a gas? Pezzi da Museo” a firma Legambiente, una delle più rinomate ONLUS ambientaliste d’Italia.

La campagna consisterà in una mostra itinerante che porterà in tutte le sue tappe la mostra Il “Museo delle caldaie” per raccontare con un pizzico di ironia la storia ed i problemi ambientali, sanitari e sociali delle caldaie a gas fossile.

Tale campagna è frutto di una collaborazione fra Legambiente e Kyoto Club ed è basata sui report dell’Agenzia Internazionale dell’Energia.

Cosa è la campagna  “Caldaie a gas? Pezzi da Museo”

Nomen omen (“un nome un destino” n.d.r) dicevano gli antichi romani. Lo scopo di questa nuova campagna di informazione parla chiaro: Decarbonizzare i sistemi di riscaldamento e raffrescamento responsabili quasi del 18% delle emissioni di CO2 in Italia abolendo l’installazione di caldaie a gas fossile, ritenute obsolete ed inquinanti.

Legambiente, in supporto con Kyoto Club, lancia così questa nuova sfida. Le due associazioni ambientaliste si augurano inoltre che i sussidi dedicati all’installazione di caldaie a gas inquinanti vengano dirottati verso l’incentivazione di tecnologie di riscaldamento moderne e più sostenibili.

Obiettivi della campagna

Questa campagna porte come punti cardine i seguenti obiettivi:

  • Combattere l’emergenza climatica;
  • Lottare contro la povertà energetica. 

Le tappe

La mostra sulle caldaie, partita da Bari il 14 febbraio 2023, toccherà oltre al punto di partenza ben altre 11 città italiane:

  • Avellino;
  • Ivrea;
  • Torino;
  • Roma;
  • Potenza;
  • Perugia;
  • Udine;
  • Padova;
  • Ancona;
  • Enna;
  • Napoli.

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Note


L’ambiente è in condizioni peggiori dell’economia: 16.928 specie a rischio

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Con una dettagliata analisi della Lista rossa (Red List) delle specie minacciate, a ridosso del countdown 2010 fissato dai governi per ridurre la perdita della biodiversità, il rapporto ‘Wildlife in a changing world’ dell’Iucn parla chiaro: “l’obiettivo del 2010 non sarà raggiunto“.

La vita sulla Terra è in grave pericolo“, e “nonostante l’impegno dei leader del mondo a invertire la tendenza”, la crisi della natura è “peggiore della crisi economica“: è lo scenario descritto nel rapporto redatto dall’Unione mondiale per la conservazione della natura (International union for conservation of nature).

I segnali sono evidenti e sotto gli occhi di tutti: oceani e mari senza pesci, la perdita di oltre un quarto delle barriere coralline, niente insetti impollinatori, cambiamenti climatici che “mangiano” ecosistemi e il 25% dei mammiferi sulla strada dell’estinzione.

Obiettivo 2010 – Per il vicedirettore del programma specie dell’Iucn, Jean-Christophe Vie:

È il momento di riconoscere che la natura è la più grande società di lavoro sulla Terra, a vantaggio del 100% di tutta l’umanità. I governi dovrebbero sforzarsi nel risparmiare la natura come nell’economia

Fino al 2010, dice il direttore generale della Red list dell’Iucn, Craig Hilton Taylor, “la comunità mondiale deve usare saggiamente questa relazione“, mentre per il presidente dell’Iucn species survival commission, Simon Stuart.

Se non affrontiamo le cause di insostenibilità del nostro Pianeta, i nobili obiettivi dei governi per ridurre il tasso di estinzione non contano nulla

Sos natura – La relazione, pubblicata ogni quattro anni, analizza 44.838 specie della Red list

Lo studio mostra che 869 specie sono estinte e come si arrivi a 1.159 aggiungendo le 290 specie a rischio di estinzione contrassegnate come probabilmente estinte.

Nel complesso, almeno 16.928 specie sono minacciate di estinzione.

Considerando che è stato analizzato solo il 2,7% degli 1,8 milioni di specie descritte, è “un numero che fornisce una sottostima, ma offre un utile quadro di ciò che sta succedendo a tutte le forme di vita sulla Terra“.

Oceani senza pesci e cambiamenti climatici – I cambiamenti climatici, in parte, contribuiscono alla perdita di habitat ‘mangiando’ le caratteristiche principali dei diversi ecosistemi.

Con una quota significativa di specie che non sono attualmente minacciate di estinzione ma che sono sensibili ai cambiamenti climatici

Questo include il 30% di uccelli non minacciati, il 51% di coralli non minacciati e il 41% dei non-anfibi minacciati. Viene segnalato anche un rapido declino per i coralli.

Secondo la relazione in Europa, per esempio, il 38% di tutti i pesci sono minacciati e il 28% in Africa orientale.

Negli oceani, il quadro è altrettanto “desolante”: una vasta gamma di specie marine stanno vivendo “una potenziale irreversibile perdita” dovuta a pesca eccessiva, cambiamenti climatici, specie invasive, sviluppo costiero e inquinamento.

Almeno il 17% delle 1.045 specie di squali, il 12,4% di cernie e 6 tartarughe marine su 7 sono minacciate di estinzione.

Il 27% delle 845 specie di coralli sono a rischio, il 20% è minacciato da vicino e per il 17% deve esser valutato.

A rischio il 25% dei mammiferi – La relazione dell’Iucn mostra come quasi un terzo degli anfibi, più di uno su otto, siano uccelli e quasi un quarto dei mammiferi sono minacciati di estinzione.

La distruzione degli habitat, attraverso agricoltura, disboscamento e sviluppo, sono la principale causa.

Per i mammiferi, è insostenibile la caccia, che è la minaccia più grave dopo la perdita di habitat. Questo, sta avendo un grande impatto in Asia, dove la deforestazione ha un tasso molto rapido.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Note

  • Foto di copertina File (Wikimedia Commons)
  • Articolo pubblicato nel 2009
  • Grafica copertina ©RIPRODUZIONE RISERVATA
  • Fonte: NOTIZIE.TISCALI.IT