Mar. Giu 17th, 2025

Redazione

Redazione Nuova Isola.

Donna, vita, democrazia. Il 5 aprile il Congresso Radicale Sardo

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Congresso radicale sardo 2025. Appuntamento a Cagliari in piazza Galilei, alle 9:30, per discutere di democrazia, diritti delle donne e giustizia sociale. Sul palco Piero Comandini, Francesca Ghirra, Massimo Zedda, Rita Bernardini e tante altre voci autorevoli del mondo politico, dell’attivismo e della società civile.

«Non sarà solo un momento di discussione» – spiegano gli organizzatori tramite l’ufficio stampa – «ma un’opportunità per costruire insieme nuovi percorsi. Durante il Congresso verranno annunciate collaborazioni importanti tra la nostra Associazione e il mondo politico e civile, insieme a nuove campagne per il futuro».

Chi lotta per i diritti, chi sogna una Sardegna più libera e più giusta, chi crede che la politica sia fatta di idee prima che di poltrone, troverà qui un punto di riferimento, uno spazio aperto, una comunità in cammino.

Comunicato stampa Associazione Sardegna Radicale – Tonino Pascali del 31.03.2025

Locandina evento Congresso radicale sardo 2025
Locandina dell’evento

L’Associazione Tonino Pascali – Sardegna Radicale organizza il Congresso Radicale Sardo 2025, un momento di confronto e di impegno per chi non si rassegna alla lenta erosione dei diritti e delle libertà. I diritti non si difendono da soli. La democrazia non vive di inerzia. La libertà non è mai conquistata una volta per tutte.

L’appuntamento è per sabato 5 aprile, a Cagliari, in Piazza Galilei 13, dalle ore 09:30. Sarà un’occasione per riflettere insieme sul presente e il futuro della democrazia, sui diritti delle donne e sulla giustizia sociale, sulle battaglie radicali di ieri e sulle sfide di domani.

Una giornata di idee e di azione. Sul palco, si alterneranno voci autorevoli del mondo politico, dell’attivismo e della società civile:

  • Francesca Ghirra, Deputata AVS;
  • Piero Comandini, Presidente del Consiglio Regionale della Sardegna;
  • Massimo Zedda, Sindaco di Cagliari;
  • Rita Bernardini, Presidente di Nessuno Tocchi Caino, già deputata radicale;
  • Camilla Soru, Consigliera regionale PD, presidente della II commissione;
  • Marco Perduca, Co-fondatore di Science for Democracy, già senatore radicale;
  • Comitato Vittime Sangue Infetto “Andrea Spinetti”;
  • Mario Staderini, Avvocato, già segretario di Radicali Italiani;
  • Lorenzo Mineo, Tesoriere di Eumans;
  • Antonella Soldo, Comitato Referendum Cittadinanza;
  • Federica Oneda, Comitato “Ma quale casa?”;
  • Raffaella Stacciarini, Segretaria Associazione Enzo Tortora – Radicali Milano;
  • Samuele Moccia, Coordinatore Associazione Adelaide Aglietta – Radicali Torino;
  • Marco Vincenzi, Segretario Associazione Verona Radicale;
  • Igor Boni, Presidente di Europa Radicale, già Presidente di Radicali Italiani;
  • Stefano Sotgiu, Presidente di Prossima Democrazia, esperto di innovazione democratica.

Congresso radicale sardo 2025. Dove e quando

Appuntamento sabato 5 aprile 2025, inizio accreditamento dalle 09:30. Apertura lavori alle 10:30 e pausa pranzo dalle 13:30 alle 16:00. Chiusura lavori circa 19:30 Piazza Galilei 13.

Per informazioni e contatti: info.sardegnaradicale@gmail.com

(in copertina immagine di repertorio Nuova Isola)

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Politica sull’utilizzo dell’IA

Gentili Utenti,

A beneficio di conoscenza, di seguito la politica dell’Organizzazione Nuova Isola sull’utilizzo dell’IA nella produzione di contenuti. Estratto dal documento interno 176 Guida per gli Autori aggiornato al 29 agosto 2024.

Stesura di un testo e utilizzo dell’AI (Artificial Intelligence)

  • È severamente proibito per il collaboratore consegnare testi interamente prodotti dall’AI o con contenuto prodotto da una qualsiasi intelligenza artificiale che superi il 3,25% dell’intero manufatto (circa dieci parole su trecento).
  • È acconsentito l’uso dell’AI solo per riformulare frasi, titoli, didascalie, alt text o comunque dettagli non strutturali.
  • I testi redatti devono essere dattilografati dal Collaboratore, e produzioni elaborate eccessivamente dall’AI spacciate per produzione propria verranno rifiutate d’ufficio. La recidiva nel presentare suddetti lavori porta l’esclusione del Collaboratore dall’Organizzazione.
  • Se il Collaboratore consegna un testo elaborato dall’AI spacciandolo per proprio, e tramite camuffamento, raggiro o espediente induce l‘Organizzazione alla sua pubblicazione, al momento della scoperta dell‘artifizio il suddetto Collaboratore potrà essere in qualsiasi momento perseguibile legalmente dall‘Organizzazione per Truffa (art. 640 C.P.).

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Documenti di organizzazione aziendale

Gentili Utenti,

Cosa è Nuova Isola?

Lo scopo del portale web www.nuovaisola.it e consociati è quello di attirare e informare il pubblico su temi sociali e culturali ritenuti di rilevanza locale (Sardegna), nazionale (Italia) e internazionale (Europa e Mondo) con metodi di comunicazione chiari e accessibili.

L’Organizzazione mira a radicarsi nel territorio con ricadute benefiche su di esso e mantenere, nei limiti della funzionalità e della reciproca concordia, rapporti di collaborazione proficui con altre realtà locali, nazionali e internazionali.

Documenti di organizzazione aziendale

Di seguito sono pubblicati i documenti organizzativi che regolano il funzionamento del portale. Possono essere soggetti a modifiche anche radicali.

Per ulteriori informazioni contattare redazione@nuovaisola.it

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Una Piazza Per L’Europa, Associazione Tonino Pascali: «Noi ci siamo»

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Una Piazza Per L’Europa, la manifestazione anche a Cagliari. Anche l’Isola risponde all’appello per una mobilitazione a favore dell’Europa unita, democratica e più vicina ai cittadini. Comunicato stampa Associazione Tonino Pascali – Sardegna Radicale.

Comunicato stampa del 12.03.2025 «La Sardegna si mobilita per l’Europa: il 15 marzo a Cagliari “Una piazza per l’Unione”»

Locandina evento Una Piazza Per L'Europa a Cagliari.
Locandina dell’evento

Sarà dunque piazza del Carmine, a Cagliari, ad accogliere l’appuntamento del 15 marzo a partire dalle 15:00 la mobilitazione nazionale “Una piazza per l’Unione”, una manifestazione a favore dell’Europa unita. In un contesto geopolitico segnato da tensioni internazionali, dalla crescente avanzata dei nazionalismi, anche la Sardegna risponde all’appello per una Europa unita, democratica e più vicina ai cittadini. I cittadini sardi scenderanno in piazza per ribadire l’importanza dell’Unione Europea come spazio di pace, libertà e cooperazione.

L’iniziativa, che si svolgerà contemporaneamente in diverse città italiane, vuole essere un momento di partecipazione attiva per riaffermare i valori europei e contrastare la frammentazione politica che rischia di indebolire il progetto comunitario. Nell’isola, le manifestazioni in programma saranno un’occasione per sottolineare il ruolo della Sardegna all’interno dell’Europa e il contributo che essa può offrire in termini di cultura, economia e innovazione.

L’unità europea sta vacillando, i cittadini devono credere nel progetto unitario atto a garantire la pace: è la sfida del nostro tempo ed è per questo che il 15 marzo si scenderà in piazza, per dimostrare che il sogno europeo non è solo un progetto istituzionale, ma una realtà che riguarda tutti.

Non sarà una semplice manifestazione, ma un evento dal forte valore simbolico: nessuno slogan divisivo, solo il blu dell’Europa come segno di appartenenza e impegno verso un’Unione più solida e inclusiva. L’obiettivo è quello di lanciare un messaggio chiaro: “Gli europei vogliono un’Europa unita nella diversità.”

Le manifestazioni si inseriscono in un percorso più ampio di sensibilizzazione sulla necessità di rafforzare il progetto europeo, rendendolo più democratico, equo e capace di rispondere alle sfide globali. Sarà un’occasione per coinvolgere giovani, associazioni, amministratori locali e cittadini comuni in un dibattito costruttivo sul futuro dell’Unione.

L’invito è rivolto a tutti coloro che credono nell’Europa come spazio di diritti, opportunità e progresso.

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La linea editoriale del portale rimane invariata.

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[PILLOLE DI STORIA] Il ribelle Amsicora

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Latifondista sardo-punico originario di Cornus. Parliamo di Amsicora, protagonista della rivolta che nel 215 a.C. vide contrapposti i sardi ai romani.

Gli episodi salienti della ribellione sono giunti fino a noi attraverso due importanti fonti latine : Tito Livio, storiografo di età augustea, e Silio Italico, poeta del periodo flavio.

La vicenda di Amsicora si svolse negli anni critici della seconda guerra punica

I dominatori romani, per far fronte alle spese del conflitto contro Annibale, attuavano in Sardegna una durissima politica fiscale, imponendo tributi e requisizioni granarie.

Fu così che i sardi, logorati dal malcontento e stanchi dell’arroganza romana, si ribellarono schierandosi apertamente con Cartagine.

Il senato della metropoli africana decise di appoggiare i rivoltosi inviando nell’isola uno dei suoi uomini più validi: Asdrubale il Calvo.

Il senato romano di contro affidò il comando delle operazioni militari al valente generale Tito Manlio Torquato.

La rivolta di Amsicora ebbe come epicentro la pianura del basso Tirso

La rivolta ebbe come epicentro la pianura del basso Tirso con i suoi fiorenti centri punici, tra cui Cornus, considerata da Livio la “capitale” della regione.

Furono i possidenti terrieri sardo-punici di queste città, che temevano di rimanere vittime delle confische romane, a farsi promotori del movimento di liberazione.

Alla testa dei possessores ribelli vi era Amsicora, definito da Tito Livio «il primo, di gran lunga, per prestigio e per ricchezze».

Si narra che il primo atto dell’offensiva ebbe luogo mentre Amsicora si trovava nei monti della Barbagia

Egli si era recato in quei luoghi con l’intento di coinvolgere nella ribellione le tribù dei Balari e degli Iliensi, i cosiddetti “Sardi Pelliti” (Sardi coperti di pelli) della testimonianza liviana.

Nel frattempo Josto, figlio e luogotenente di Amsicora, in assenza del padre, affrontò imprudentemente Tito Manlio Torquato con i suoi 22.000 fanti e 1.200 cavalieri, subendo una dura sconfitta.

In questo scontro, probabilmente nel Campidano di San Vero Milis, perirono 3.000 rivoltosi e 800 uomini furono fatti prigionieri.

Mentre il vittorioso Manlio si ritirava verso Carales, le forze di Amsicora e di Asdrubale si riunivano per organizzare una nuova offensiva.

Quest’ultima battaglia si svolse in una località non lontana da Carales, forse tra Sestu e Decimo, e vide vittoriosi i romani

Morirono 12.000 sardo-punici, 3.700 furono catturati, fra questi Asbrubale. Josto, secondo il racconto di Silio Italico, cadde vittima della lancia di Ennio, illustre poeta latino che in quegli anni serviva fra le truppe romane di stanza in Sardegna.

Amsicora, sconvolto per la morte del figlio e per l’esito disastroso della battaglia, si uccise durante la notte perché nessuno potesse impedirgli di compiere l’estremo gesto.

Note


[PILLOLE DI STORIA] Domenico Alberto Azuni, l’illustre giurista

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Giurista insigne, gettò le basi del moderno diritto internazionale marittimo. Nacque a Sassari nel 1749 da famiglia medio borghese.

Laureatosi nel 1772 in leggi, dopo due anni di pratica legale, nel 1774 lasciò Sassari alla volta di Torino. Qui esercitò la pratica forense e, nel 1777, divenne pubblico funzionario dell’ufficio generale delle regie finanze.

Inviato a Nizza come giudice del consolato del commercio e del mare, ebbe modo di dimostrare la propria competenza e iniziò a pubblicare il Dizionario universale ragionato di giurisprudenza mercantile, in quattro volumi (1786-1788).

Quest’opera era il risultato di una ricerca sistematica di leggi e consuetudini delle città europee e si imponeva per le concezioni ampie e innovative, che raccordavano cambio, traffici ed attività marinare attraverso norme internazionali.

Per il giurista sardo i riconoscimenti non si fecero attendere

Vittorio Amedeo III conferì all’Azuni il titolo e i privilegi di senatore (1789) e lo incaricò di redigere il piano per il codice della marina mercantile degli Stati Sardi (1791).

Occupata Nizza dai francesi nel 1792, lo studioso fu costretto ad abbandonare la città ed a rifugiarsi a Torino. Iniziò un periodo difficile, segnato dalle invidie per la sua rapida e brillante carriera, che lo portò a trasferirsi a Firenze.

Chiese di tornare in Sardegna con un impiego ufficiale, ma anche questo, per volere degli stamenti sardi, gli fu negato. Seguirono privazioni e altri trasferimenti a Modena, Trieste e Venezia.

Nonostante le difficoltà, l’Azuni continuò a studiare, giungendo a pubblicare nel 1796 Sistema universale dei principi del diritto marittimo d’Europa, opera importantissima che gli valse la cittadinanza onoraria della città di Pisa (1796) e l’incarico da parte di Napoleone di redigere con altri giuristi il nuovo codice marittimo e commerciale francese (1801).

Negli anni 1799-1802 ebbe anche modo di dedicare alla Sardegna, sempre amata nonostante il rifiuto patito, le opere Essai sur l’histoire géographique, politique te naturelle du royaume de Sardaigne e Histoire géographique, politique et naturelle de la Sardaigne.

Queste opere mettevano in evidenza la centralità strategica dell’isola nel Mediterraneo e ne analizzavano le problematiche economiche in un’ottica straordinariamente moderna.

Pubblicò Droit Maritime de l’Europe nel 1805 e Origine et progrès de la législation maritime nel 1810, anno in cui fu anche nominato da Bonaparte cavaliere dell’Impero.

Gli ultimi anni

Con la successiva caduta di Napoleone, di cui era ritenuto un sostenitore, l’Azuni fu esonerato da ogni incarico. Come conseguenza si ritrovò a vivere nella sua casa di Genova in un’umiliante indigenza.

Nel 1818 il giurista Azuni entrò nella Reale Società Agraria ed Economica cittadina

Nel 1818, per l’intervento di influenti personaggi vicini al re Vittorio Emanuele I, fu nominato giudice del Supremo Magistrato del Consolato di Cagliari. Entrò infine a far parte della Reale Società Agraria ed Economica cittadina.

Dal 1820 alla pensione, avvenuta nel 1825, fu presidente della biblioteca universitaria di Cagliari: ruolo che svolse con particolare passione, rilanciando l’istituzione.

Morì nel 1827 lasciando i suoi beni ad una giovane donna, Maria Carpi, che l’aveva assistito fino alla fine con l’affetto di una figlia. Fu sepolto, come egli espressamente indicò, nella chiesa di Bonaria.

Note


[PILLOLE DI STORIA] Eleonora D’Arborea, juyghissa sarda

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Giudicessa d’Arborea, condottiera e legislatrice. Eleonora può essere definita, senza ombra di dubbio, la più nota dei personaggi del medioevo sardo, e forse di tutta la storia sarda, in quanto sovrana estremamente determinata nella difesa dell’indipendenza dell’isola.

Eleonora nacque probabilmente nel 1340 dalle nozze di Mariano IV

Nacque probabilmente nel 1340 dalle nozze di Mariano IV, giudice d’Arborea, con la nobildonna Timbora, figlia di Dalmazio, visconte dei Roccabertì.

La ragion di stato sancì le sue nozze con Brancaleone Doria, rampollo di una delle più illustri famiglie genovesi. Dall’unione nacquero due figli, Federico e Mariano.

La prima volta in cui Eleonora poté dimostrare le sue doti politiche e la tempra coraggiosa, fu nel marzo del 1383. In quel occasione suo fratello, il giudice d’Arborea Ugone III, con l’unica figlia Benedetta, caddero vittime di una rivolta popolare, forse causata dall’atteggiamento dispotico del giudice nei confronti dei sudditi.

Dopo quei drammatici fatti, la Corona de Logu chiamò a regnare Federico Doria-Bas, figlio primogenito poco più che decenne di Eleonora e Brancaleone; ma, poiché Federico, secondo le consuetudini del giudicato d’Arborea, era troppo giovane per assumere la pienezza dei poteri, fu deciso di porre in sua vece alla guida del giudicato sua madre Eleonora, allora quarantatreenne.

La juyghissa Eleonora si dimostrò dotata di straordinaria abilità politica e di grande forza d’animo

La juyghissa (così Eleonora é indicata dai documenti dell’epoca) si dimostrò dotata di straordinaria abilità politica e di grande forza d’animo, punendo con fermezza gli uccisori del fratello e stroncando in questo modo sul nascere un movimento orientato a costituire Oristano in comune indipendente posto sotto la protezione di Genova.

Intrapresa la lotta contro gli aragonesi, si trovò nel 1383 di fronte ad una situazione drammatica: l’arresto del marito Brancaleone.

Egli si era recato in Spagna, presso il sovrano catalano-aragonese Pietro il Cerimonioso, nel duplice intento di risanare la grave crisi che affliggeva l’Isola e di ottenere una pace vantaggiosa.

Trasferito a Cagliari, fu recluso nella Torre di San Pancrazio, dalla quale tentò, inutilmente, una rocambolesca fuga; fu dunque rinchiuso nella Torre dell’Elefante.

Eleonora si impegnò subito nelle trattative di pace. Nonostante tutti gli sforzi, però, Brancaleone fu rilasciato solo nel 1390, in seguito alla pace di Sanluri.

La pace fu stipulata nel 1388 tra la giudicessa e il sovrano Giovanni il Cerimonioso.

Questa pace fu causa di grave malcontento presso le popolazioni sarde. Questo fu poiché tutte le terre conquistate precedentemente e legate da giuramento di fedeltà al Giudicato d’Arborea, furono sciolte dal giuramento e tornarono nelle mani del sovrano iberico.

Gli Arborensi, guidati ancora una volta da Eleonora, diedero il segno della riscossa nel 1391, riuscendo a riconquistare una buona parte dei territori.

Un’altra tappa degna di nota nella vita di Eleonora è il 1392

Un’altra tappa assolutamente degna di nota nella vita e nell’opera di Eleonora è il 1392. In quell’anno la sovrana si distinse come avveduta e dinamica legislatrice, promulgando la Carta de Logu.

La Carta de Logu fu una raccolta di leggi nel campo del diritto positivo e processuale, civile e penale.

Redatte in sardo arborense ed articolate in 198 capitoli, nel proemio la giudicessa, animata da devozione filiale, dichiara di aver ripreso e arricchito la Carta de Logu di suo padre Mariano IV «sa quali cum grandissimu provvedimentu fudi facta».

Il codice arborense è un documento importantissimo. Esso rivela la volontà della giudicessa di collocare le antiche tradizioni del suo popolo nella cornice di uno stato di diritto, con un risultato che per l’epoca trova pochi confronti a livello europeo.

Del codice resta allo stato attuale un manoscritto del 1400, custodito presso la biblioteca universitaria di Cagliari. La Carta de Logu restò in uso fino al 1827, anno in cui fu sostituito dal Codice Feliciano promulgato dal re piemontese Carlo Felice.

Quanto alla famosa giudicessa, le fonti narrano che morì intorno al 1402. Ella fu forse vittima della “morte nera”, la peste, male che in quegli anni, falciò un gran numero di vite umane in tutta l’Europa

Note


[PILLOLE DI STORIA] Antonio Segni, Ministro e Presidente italiano

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Uomo politico, tra i padri della costituzione italiana e dello statuto speciale per la Sardegna, leader della Democrazia Cristiana. Fu svariate volte ministro ed infine Presidente della Repubblica Italiana dal 1962 al 1964.

Nacque a Sassari nel 1891 da nobile e ricca famiglia di forte fede cattolica.

Si laureò in giurisprudenza nel 1913. Da giovane militò nel Partito Popolare Italiano e intraprese la docenza universitaria di diritto processuale che da Perugia, nel 1920, l’avrebbe portato a Cagliari, Sassari ed infine, dal 1951, a Roma.

Nel 1943 fu tra i fondatori della Democrazia Cristiana, di cui rappresentò l’ala conservatrice. Fece parte della consulta regionale sarda e dell’assemblea costituente.

Il futuro Ministro e Presidente venne eletto deputato nel 1948


Ricoprì importanti incarichi a livello ministeriale:

  • Sottosegretario per l’agricoltura e foreste nei governi Bonomi III, Parri, De Gasperi I, (anni 1944-1945);
  • Più volte Ministro dell’agricoltura e foreste e della pubblica istruzione nei governi De Gasperi e Pella, (anni 1946-1953);
  • Primo Ministro negli anni (1955-1957);
  • Vicepresidente del consiglio e Ministro della difesa nel II governo Fanfani (1958);
  • Premier prima e Ministro dell’interno poi negli anni 1959-1960;
  • Ministro degli esteri nel governo Tambroni e Fanfani III, (1960);
  • Ministro degli esteri nel IV governo Fanfani, (1962).
  • Presidente della Repubblica Italiana (1962-1964).

Dopo la carriera da Ministro fu Presidente della Repubblica Italiana

Fu Presidente della Repubblica Italiana dal maggio 1962 all’agosto 1964, quando si dimise per una sopraggiunta grave infermità.

Si devono a lui importanti provvedimenti in favore della Sila e della Puglia, nonché la legge di riforma agraria e molti provvedimenti in favore della Sardegna, tra questi l’istituzione della zona industriale di Porto Torres.

Antonio Segni fu anche uno dei costruttori dell’unità europea, per il quale impegno gli fu attribuito nel 1964 il Premio “Carlo Magno” della città di Aquisgrana. Morì a Roma nel 1972.

Note